Scritto da: Francesca Alleva

Non è banale

Ho passato giornate intere a guardarti, mentre facevamo le cose più semplici, banali, grigie.

Mentre mi chiedevi di passarti lo straccio per pulire il cesso io ti guardavo e ti vedevo impegnato su qualcosa di grigio, ma nostro.
Mentre ti chiedevo di passarmi l'antiacaro, arrampicata sulla scala, mi vedevo impegnata in qualcosa di grigio, ma nostro.

Mentre sceglievamo la marca migliore di croccantini al supermarket, mentre spingevo la porta della libreria, mentre guidavo nel traffico, mentre leggevi i libretti di istruzioni.
O quando giravamo disarmati per il centro commerciale, quello enorme, o mentre sceglievamo l'offerta migliore su internet, mentre telefonavamo ai tuoi sbuffando, o durante un pranzo frugale, o mentre io spazzolavo il gatto e tu addestravi il cane (ci provavi).
Qualcosa di banale. Semplice. Ma nostro.

E tutte le volte che ti guardavo, tutte le volte che ti vedevo, sbirciavo quella rughetta che hai vicino all'occhio.
Tutte quelle volte cercavo di farti ridere, perché in quel grigiore, in quella banalità, in quella semplicità disarmante, veder ridere i tuoi occhi era la conferma che tutto quello che mi circondava ci apparteneva.

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