Deprimersi può sembrare la via più facile: abbandonarsi al dolore, finire in un vortice da cui non c'è uscita. Perdi giorni, mesi, anni di vita. Perdi il sapore di un tramonto, il gusto delle cose belle, il sorriso di un bambino, le fusa di un gatto, il piacere di stare davanti il camino. Piangi sempre, non piangi mai, diventi apatica, ti odi, odi tutto, vuoi silenzio, vuoi urlare, vuoi sbattere la testa contro un muro e smetterla di pensare; vuoi gli amici che ti scrivono ma quando lo fanno ti da fastidio e ti senti una schifezza per questo; vuoi un abbraccio ma se qualcuno si avvicina lo allontani e ti isoli. Hai paura. Hai terrore. "E se va via?" L'ha già fatto. "E se non mi scrive più?" E non t'innamori. "Si è stancato di me, io stanco tutti, sono stanca." E vorresti sparire. Stai chiusa in casa, chiudi le finestre: la luce non deve entrare. Il buio non fa male, copre i difetti copre i tagli copre il dolore. Aspetti la sera per dormire ma non dormi, non ci riesci, la mente ti ingabbia e non ti lascia stare. La prima notte, la seconda, la terza... l'ennesima. Poi, un giorno ti svegli e ti accorgi che è passato tanto tempo, ti accorgi che non sei più tu, ti accorgi che non puoi più giocare ad essere bambina, ti sei fatta grande e non puoi più permetterti la vita. Hai sprecato gli anni più belli a guardarti morire.

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