Scritto da: Francesca Alleva

Come quella volta sul tram

A volte sono piccoli particolari che ti svelano una vita. O te la fanno scorgere. O te la fanno immaginare come sarebbe più romantico farlo. Come quella volta sul tram. Salì un ragazzo, 30 anni. Molto distinto. Bello, una specie almeno. Non si notava, nessuno lo notava. Era omologato, giacca, camicia, cravatta, valigetta. Se non fosse stato... Se non fosse stato per le cuffie rosa che si intravedevano dal colletto. Furono quelle che mi portarono a notare la bocca. Non proprio le labbra o la forma, ma l'espressione. Un sorriso così malizioso e accattivante che nessuna donna consapevole della propria bellezza avrebbe mai potuto eguagliare. Ma non fu la sola cosa che attirò la mia attenzione; oramai mi ero immersa nella sua vita notturna e avrei voluto saperne di più. Per questo lo notai senza cercarlo. Un piccolo glitter, uno, rosato, attaccato alla tempia. Ammiccava pure lui, nella sua luce riflessa dei lampioni del mattino. Tornai a guardare l'uomo distinto, la drag mascherata, la vera tigre delle notti. Tornai a leggere i ricordi della notte nelle sue occhiaie tenui, nel glitter, nelle labbra storte. E nel movimento delle spalle, un tic da cui pareva non potersi separare per più di 10 secondi. Un tic che faceva scintillare i suoi occhi. Che faceva traballare il bagliore rosato. Che giocava con il tram in modo silenzioso, come i clown agli angoli delle strade che prendono in giro i passanti nell'ombra. Lui aveva meno cattiveria, più malizia, giocava con la nostra innocenza, beandosi del suo mondo segreto illuminato dalla luna, dove si rifaceva una vita. Alla faccia di chi, di vita, non ne sopporta nemmeno una.
Composto venerdì 22 marzo 2013

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