Scritto da: Andrea Bidin

I padroni del nostro destino


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"Amore mio, ti lascio queste pagine di diario che ho scritto l'anno scorso: sono il ricordo di tre giorni particolari, immediatamente successivi alla fine della guerra, che hanno segnato indelebilmente la mia vita. In questo modo capirai, o almeno me lo auguro, il perché non sono per nulla triste all'idea di morire, di lasciare quest'esistenza all'ancor giovane età di 44 anni.
Non ti dimenticherò mai.

Tuo per sempre,
Mark"

Il caldo era torrido ed insopportabile. D'altronde non avevo alcuna intenzione di rinunciare a quell'oretta di pausa all'aria aperta: ero già costretto a stare in quella prigione per 12 ore al giorno e l'idea di passare al chiuso anche quei momenti di "pace" mi angosciava quasi istantaneamente.
Mi dondolavo su quella sedia ormai da mezz'ora, con la terra sollevata dal vento che mi arrivava dritto negli occhi dandomi un fastidio insopportabile. Giocherellavo con una penna a sfera che si trovava sul tavolino al mio fianco da non so quanti giorni: aveva resistito alle peggiori intemperie, non ho davvero idea di come abbia fatto a non volare via.
Con lo sguardo perso osservavo svogliatamente i detenuti godersi la loro ora d'aria: un momento di ricongiunzione con la natura, anche se avevo l'impressione che ... [segue »]
Composto martedì 19 gennaio 2010

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    Scritto da: Andrea Bidin

    Commenti

    1
    postato da , il
    Una domanda a cui non si può rispondere.


    "adesso, chi verrà a liberare noi?"

    La speranza?

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