Felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni!

Aveva tredici anni..., non ne rammento neppure il nome!
Febbre alta, ansiosa concitazione del rettore e dei prefetti, visita medica, vano ricovero in ospedale.
Avvisati tempestivamente, i genitori da Roma hanno fatto appena in tempo a trovare il figlio agonizzante... Morte per meningite fulminante.
A nulla sono servite le preghiere private e pubbliche, sommesse e solenni. Nella tragedia i padri del Rivaio avrebbero voluto vedere tutti composti nella rassegnazione e nel religioso affidamento nelle mani della divinità..., ma quella madre bestemmiava Dio che le aveva tolto l'unico figlio, buttata su quel corpicino esanime..., il loro imbarazzo si palpava!... la morte e il suo mistero erano profanati in ciò che avevano di sacro!... sacrilegio!... un vero sacrilegio!
Passiamo uno per uno accanto alla sua bara, senza riuscire a pregare in quel momento. Il suo viso si confonde con la camicia bianca, sia l'uno, sia l'altra spiccano nel completo blu che lo veste per l'eternità.
"Felice te che al vento...".
Ma sarà poi vero?...

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    postato da , il
    bello e commovente, scritto in maniera semplice e incisiva voto 10

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