Poesie inserite da Santi Cicardo

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Scritta da: Santi Cicardo
Apro la porta
esitando
lascio te alle spalle
ti vedo di taglio
sussurrare il mio nome
un attimo fermo
trattenuto alla soglia
chiudo la porta
ancora esitando
appoggio le spalle
sussurro il tuo nome
basterebbe bussare
ed entrare di nuovo
e invece no
sbilenco m'avvio
avendo noi due
in gran segreto
agli occhi dell'altro
affidato le lacrime.
Composta lunedì 11 maggio 2015
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    Scritta da: Santi Cicardo
    Ricordi quel bacio?
    Fu di mattina
    il mondo era appena morto
    e c'era un'aria
    come di primavera senza mare.
    Ti ricordi dei fiori?
    Sembravano
    memorie di colore stinte
    e dietro non c'era che la scia del nulla.
    Io ero fermo sulla porta
    credo stessi piangendo
    avevo le mani piene di dolore
    davanti c'erano tutti i miei giocattoli,
    però piangevo
    il mondo era appena morto
    e l'aria
    non aveva l'aria di essersene accorta.
    Lo sentii
    quando il caldo s'estingueva
    e fu come scoprirsi d'esser nato vivo
    quel bacio
    quando il mondo era appena morto
    e noi ci amavamo ancora.
    Composta lunedì 11 maggio 2015
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      Scritta da: Santi Cicardo
      Ieri non ti ho risposto
      ho sentito
      lo squillo del telefono
      ma non ti ho risposto.
      Avrai pensato a mille cose,
      al lavoro,
      alle amanti,
      alle occasioni perse al bar,
      alle reti satellitari,
      all'universo che girava contro,
      il segnale del tuo richiamo.
      Avrai pensato persino
      alla mia disattenzione,
      alle dimenticanze
      che spesso tarlano il mio spazio tempo.
      Mille cose avrai pensato,
      ma non che ti stavo ascoltando.
      Composta lunedì 11 maggio 2015
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        Scritta da: Santi Cicardo

        sulla bocca vorace

        Sulla bocca inceppata
        di un nuovo avvenire
        le consuete domande
        si sfrangiano in rivoli

        ché se la razza è l'infame
        custode del colore
        la pelle
        che stinge
        è il lercio incarnato
        della vita che indugia

        malsana pretesa
        scongiurare l'attesa
        anche quando a sostare
        è l'intervallo dei passi

        sulle curve gonfiastre
        di un vecchio profilo
        il sole tentenna
        una luce di taglio

        allora la voce adesca la carne
        ma ora non basta saperla sedurre
        sorpresa dall'ombra
        di livida fiacca
        infetta perpetua
        la sua eco mortale.
        Composta lunedì 15 aprile 2013
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          Scritta da: Santi Cicardo

          Non nell'incavo scavato

          Non nell'incavo scavato
          dai canti
          né nell'antro svestito
          dei rimpianti
          ma in brande dormienti
          di freddo metallo
          hai curvato
          il rantolo rugoso
          dell'esile veglia

          al cupo dei sogni
          mancando
          il precetto d'incanto
          hai rincorso
          tremante
          uno spettro d'appiglio

          quindi giaci rivolto
          e battuto
          sprofondato
          su un lino sgualcito
          le mani irrisolte
          rapprese
          su una treccia di paglia
          di un'amante già secca.
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            Scritta da: Santi Cicardo

            Eccoli bava alla bocca

            Eccoli bava alla bocca
            ad ingoiare elaborate insipidezze
            hanno pochi tesori tra le mani
            così nelle parole custodiscono le loro speranze
            e le giocano come fish di un'improbabile roulette

            parlano
            s'incantano
            devoti implorano e piangono
            nella guasta attesa di un'approvazione

            eccoli gli inappagati dell'ascolto
            tolta la cera alle orecchie
            hanno rotto i vetri delle clessidre
            ed ora mischiano le sillabe alla sabbia
            cementando torri da cui levare il canto

            urlano
            si sgolano
            fedeli risuonano e crollano
            nella marcia
            fiducia di farsi sentire

            ma nonostante l'aria sgombra del mattino
            le cataratte della notte
            smorzano l'effondersi del suono
            e ciò che resta
            è la solita inusitata eco di dolore.
            Composta domenica 15 luglio 2012
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              Scritta da: Santi Cicardo

              Ultima stazione

              All'ammorbare dei saluti
              il treno era già un'eco
              che s'attutiva
              nel panno sudato dell'afa estiva

              aggrappata al saliscendi dei ricordi
              curvavi il braccio
              alla dinamica degli addii
              e scomparivi

              muta
              senza suono

              ai bordi della ferrata
              dopo l'ennesima boccata
              buttavo tra gli altri
              un mozzicone bagnato

              e appagata un'ultima occhiata
              giravo le spalle
              alla meccanica dei congedi
              e m'incamminavo

              muto
              senza suono.
              Composta giovedì 12 gennaio 2012
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                Scritta da: Santi Cicardo

                verbum o logos

                "No"
                fu la prima salvezza
                e i piani non avevano la trasparenza dei cristalli

                "sì"
                il tentennamento
                ma già ai baci preferivamo la disunione

                poi
                "forse"
                s'impose
                come se il dubbio
                proteggesse i fianchi da spade e lillà

                "io"
                allora
                comprese
                la discendenza
                e fece nulla del "tu"
                sulle pire dell'est

                ora che
                "essi"
                dilata
                il gesto vigliacco
                che sigilla il mondo

                "no"
                è l'ultima salvezza.
                Composta giovedì 20 settembre 2012
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                  Scritta da: Santi Cicardo

                  padre

                  Alla coda della notte
                  padre
                  hai appeso la tua giacca
                  senza attesa
                  arreso
                  alle maschere del tempo

                  tu che all'ombra dei frantoi i no
                  tu che al passo delle greggi – sì!

                  sulla piaga della storia
                  arranchi solitario
                  nello spizzico dell'albe
                  già stanco
                  eppure ancora le parole

                  padre tu che sei troppo vecchio
                  per avere sbagliato
                  non un morto rimproveri alla guerra
                  ma il trionfo dei vivi

                  ora al riparo dell'ingiuria
                  dove ancora la collina
                  malsicura ondeggia
                  m'accordi
                  un trapasso lungo e freddo

                  eccomi padre
                  ma perché non saluti?
                  Composta giovedì 22 novembre 2012
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