Le migliori poesie inserite da Dario Pautasso

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Scritta da: Dario Pautasso

Nessuno me lo chiede più

Mi aspetto che qualcuno me lo dica
Che sono superficiale
Col mio capo piegato sulle sbarre
E gli occhi vuoti assolti solo per pietà.

Che se il sole acerbo di dicembre
Ritaglia parallelepipedi di neve
A me non riesce ad importare
Che questi sussurri di bellezza
D'occhi che cercano occhi
Non posso guardarli, e non li vedo.

Mi aspetto il dito puntato
Mentre mi piego sul taglio
Dei miei pensieri
Con l'egoismo efferato di uno strazio perfetto.

Me lo aspetto ma non arriva più.
Nessuna accusa d'indolenza
Forse appena il taglio amaro di un labbro tirato
Di compassione
Qualcosa che mi chiede di essere altrove.
Nulla più.

Sto qui.
Senza dita puntate
con i miei occhi che non possono guardare occhi,
Piegato sulle sbarre
Egoista sublime del dolore
E nessuno me lo chiede più.
No.
Nessuno me lo chiede più.
Composta lunedì 30 novembre 2015
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    Scritta da: Dario Pautasso

    L'ultimo bicchiere

    L'ultimo bicchiere
    prima che le stelle mi strappino via
    Addio bei occhi verdi
    Addio pianto eterno
    scappo con le mani
    che indicano il mondo
    dai lati
    lo citano dai lati
    lo scrutano dai lati.

    Dai amico, ancora un bicchiere
    l'ultimo bicchiere.

    Canta il gallo
    e le stelle mi strappano via
    Addio arbusti di luce*
    Addio gelidi venti.

    Nessuno è venuto a raccogliere
    brandelli di carne.

    Nessuno è venuto a porgermi
    meraviglie nei palmi caldi.

    Vedi Dio?
    Non hai voluto ascoltare il mio
    bel canto di gioia.
    ed ora è troppo tardi:
    nel vetro di questo ultimo bicchiere
    si schianta il mondo
    in un frastuono d'ebbrezza.

    Addio bei capelli di fieno
    Addio sorriso da copertina
    Arriva il giorno
    e le stelle mi strappano via.
    Composta sabato 8 febbraio 2014
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      Scritta da: Dario Pautasso

      Dietro una siepe

      Ho paura sai?
      La vita ti percorre lungo troppe vie
      che non posso conoscere:
      alcune sembrano scendere buie
      in un intimo di riflessi
      altre scorrere limpide
      sulla tua pelle perlacea di giovinezza.

      Così, talvolta, le mani
      s'intrecciano sconosciute, nel sonno,
      in desideri evanescenti,
      foss'anche per un solo vaneggio
      di splendore.

      Perdoniamoci.

      Dimmi: dove vai quando sparisci?
      Riposi forse sui tuoi pensieri,
      oppure ti sollevi caparbia
      al di là delle loro dune maestose?

      Se fossi prensile come suolo
      potrei provare a comprendere
      il tuo sapore agreste,
      Ma sei cielo,
      le tue iridi si fondono
      al mare in risacca:
      non è facile trattenerti.

      Ah, un giorno avrò scarpe
      per percorrere tutti i tuoi sentieri
      e l'infantile calma
      per giacere nell'incavo
      dei tuoi palmi gentili. Chissà.

      Guarda fuori, le stelle già ci chiamano
      al loro vespertino altrove
      nella buia caverna dei nostri segreti
      troppo grandi, maestosi, intimi.
      T'allontani ancora Occhi di giada?

      Sì, danza, sulle galassie
      sì, danza
      un ultimo canto d'allegria
      con nuda meraviglia,
      e il mio occhio fermo sulla nuda terra
      solleva oltre l'inconcepibile.

      Sì, danza!
      Ti guarderò ascoltando l'ultimo gorgheggio
      d'uccello
      nell'imbrunire vasto della notte
      che oscura il mio sguardo
      mentre l'amore attende
      silenzioso
      dietro una siepe.
      Composta mercoledì 19 novembre 2014
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        Scritta da: Dario Pautasso

        Io vivo in te

        Camminavi per vie sconosciute
        come un fiume che abbandoni il suo corso
        e ad ogni passo straripavi,
        ad ogni passo ti disseccavi.
        Perché questa è la vita.

        Io ero in te.

        Ad ogni passo io ero nei tuoi piedi
        in ogni tua parola c'era il suono
        lontano delle mie parole.

        Fermati ora che puoi, riposa.
        E ascolta.
        Le mie labbra ancora
        parlano sulle tue labbra.
        La mia voce risuona come
        un canto nostalgico
        sulla tua voce.

        Nelle tue mani scorgerai
        i segni indelebili delle mie,
        e li avresti scorti dal primo giorno
        di questa tua stessa vita
        se solo ti fossi fermata a guardarli.

        Sulle tue membra avresti percepito
        il mio desiderio, ed un fremito
        avrebbe scosso il mio corpo,
        dovunque noi fossimo stati.
        I tuoi capelli hanno sempre
        odorato dei miei baci leggeri.
        Io sono in te.

        Quando ridi, quando piangi
        quando mi allontani
        quando mi allontano.
        Io sono in te.

        Sono nato sotto la tua pelle
        quando ancora dovevi nascere.
        ma tutto questo lo scopro adesso
        a poco a poco.

        È sempre stato così,
        così sarà sempre.
        Perché io, io sono in te.

        Quando, guardandoti allo specchio
        sentirai un soffio sul tuo corpo nudo:
        non temere, sarà il respiro della
        mia anima che in te riposa.

        Ed ogni volta che nel mio ventre torna
        a espandersi la fine che m'attende
        ogni volta che la morte torna a gridare
        il mio nome a gran voce,
        non temere!
        Io sono in te
        ma non ti sfiorerò che con il tocco
        lieve dell'amore. Non temere
        che tutto questo possa
        gravare sulla tua bellezza:
        Io sono in te,
        eppure non posso danneggiarti.
        Perché questa vita che pur ci fonde
        è la nostra vita
        e sacra è la sua indipendenza.
        Infinita la sua libertà.

        Non temere.
        Eppure ricorda:

        io vivo in te.
        Composta mercoledì 15 febbraio 2017
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          Scritta da: Dario Pautasso

          È reale

          Nulla è reale
          se non ciò che ci fa star
          bene
          o male.

          Non c'è vita nella vita se stai soffrendo troppo.
          Non c'è morte nella morte se sei in pace.

          Il vuoto è pieno zeppo
          se ti spaventa.
          I fantasmi sono sempre esistiti
          se li hai temuti.

          I tramonti piangono le loro cascate
          di colore
          ai tuoi occhi
          solo quando sollecitano un'emozione.

          Ho visto tanti, troppi tramonti
          in bianco e nero...

          Ho ammirato notti senza luna
          nei colori più sgargianti.

          Anche il tempo si esprime solo
          in gradi di sofferenza,
          e lo spazio nei livelli d'immensità
          con cui ci opprime.
          Composta sabato 17 novembre 2012
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            Scritta da: Dario Pautasso

            Ieri

            Ieri ti ho scritto una lettera
            Che ho buttato via

            Avrei voluto dirti della paura:
            Di questa foglia gialla
            che crocchia poco a sud del cuore,
            Del guscio che si dischiude,
            Dell'urto che frange lo steccato.

            Ho scritto piano:
            Ho indugiato sulla L
            E sul verso cupo della O,
            perché sentissi che era vero.

            Mi chiedo se avresti sorriso
            Della mia mia ridicola grafia
            O di questo travaglio del cielo
            E del ronzio che l'accompagna.

            Ti ho scritto una lettera
            Che ho buttato via

            Ti parlavo dell'onda che rumina
            nel gorgo,
            Della fiera che arranca.
            Di questi occhi stanchi d'essere occhi,
            Di una voce che non parla.

            Sopra gli spazi
            Ben al di là del mio sguardo
            Ero io:
            Con questa faccia che è la mia
            Pallida come il palmo di una mano
            Lo sguardo mormoro.

            Ieri ti ho scritto una lettera:
            L'ho buttata via.
            Composta giovedì 20 gennaio 2022
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              Scritta da: Dario Pautasso

              Verrò a cercarti

              Verrò a cercarti e ti starò vicino
              quando nuovamente ti incamminerai
              nelle desolate terre del dolore,
              là dove c'è sempre una tacita battaglia,
              là dove si è soli tra la moltitudine,
              là dove i consigli sono vana parola,
              verrò a cercarti.

              Non credere che abbia in me
              un motivo più degno d'esistere:
              non ne ho.
              Non credere che le tue dita sottili
              che fragilmente tendi sul fragore del mondo
              per ritrarle ratte e tremanti di paura
              mi sconfortino.
              Non mi sconforteranno.
              Non credere che io ceda nel vederti nascondere
              nella fragile mano i vergognosi occhi
              di cui un tempo vantavi il fulgido bagliore turchino,
              perché io,
              io non cedrò.

              Verrò a cercarti quando ti nasconderai
              nel roveto del tuo rifiuto,
              nelle tetre pianure degli addii.
              E sarò silente nel tuo silenzio
              ben desto quando vorrai parlare...
              e nulla più.

              E se dovesse essere questo
              ciò che è vita,
              se non dovesse esserci altro
              che io farò,
              sarà la mia vita
              e la vivrò pienamente...

              (... cercandoti,
              per starti vicino).
              Composta mercoledì 8 maggio 2013
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                Scritta da: Dario Pautasso

                Normale

                Quando hai paura e non sai perché
                quando tutto ti infastidisce
                quando un cruccio diventa un peso insopportabile
                quando cerchi tenerezza senza voler rinunciare alla tua solitudine
                quando anche alzarsi è una fatica troppo grande
                beh, in quei casi, sì, sei normale.

                Sei normale se soffri d'amore fino a tremare
                se il petto ti si chiude per una sconvenienza
                che chiunque giudicherebbe leggera
                ma non tu.
                Non sei normale se tutto questo non accade
                se procedi sempre sicuro sulle macerie, dico
                no! Non sei normale.
                Se non piangi, se non urli, se non scuoti le fronde
                pesanti dei tuoi pensieri
                dimmi tu, come ti senti?

                Se in certi momenti vorresti sparire
                se in altri morire
                ecco, io dico, è normale anche questo.

                Se desideri mostrarti al mondo mentre tutt'attorno
                esplodono le bombe
                ti pare normale?

                Fai di te il meglio che puoi
                ma, Dio, lascia perdere i confronti:
                non è normale.
                Composta sabato 13 giugno 2015
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                  Scritta da: Dario Pautasso

                  Colui che non può amare

                  Vieni la notte
                  nelle ore più fredde
                  e raccontami dell'amore.
                  Liberamente raccontami:
                  dei tuoi baci silenziosi
                  dei nudi corpi e delle bocche
                  insaziabili.
                  Raccontami nella notte
                  che di giorno non ci colga
                  la vergogna.
                  Raccontami perché io sappia;
                  sciogli un poco queste catene
                  di paura.
                  Io son colui che non può amare.

                  Raccontami della pelle umida
                  di trepidazione
                  degli occhi folli di passione.
                  Raccontami di focosi abbracci
                  e tenere carezze e audaci parole.
                  Sciogli un poco questa corda
                  che mi tiene stretto al palo dell'oblio.
                  Io son colui che no può amare.

                  Quando grande è l'amore
                  per un corpo piccolo come il mio,
                  per un sorriso così solo.
                  Quanto grande è l'amore
                  che giace nel tuo sguardo.
                  Raccontamelo ora ch'è notte
                  che la vergogna non ci colga
                  alle luci del primo sole.
                  Parlami degli avvalli del corpo
                  dei sorrisi maliziosi e del
                  delicato suono del piacere.
                  Schiudi il fiore che non sa sbocciare
                  nel mio ventre tremante.
                  Io son colui che non sa amare.
                  Composta sabato 8 giugno 2013
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                    Scritta da: Dario Pautasso

                    Di giorno, di sera, di notte

                    Di giorno, sì, di giorno mi piaci,
                    mi piace il profumo che il sole
                    distilla dalla tua pelle di bronzo
                    per spanderlo, caldo, tutt'attorno
                    in vibranti sbuffi di vapore.

                    Di giorno mi piaci, sì, mi piace
                    come il debole vento scioglie
                    i fumosi tuoi capelli affocati,
                    poi, nuovamente li raccoglie
                    in precisi rigoli dorati.
                    Sì, di giorno mi piaci.

                    Di sera però, mi piaci di più,
                    allor che il tramonto spande
                    il suo purpureo abbraccio
                    di fili avvolgenti e ghirlande;
                    e il tuo sorriso, fattosi grande
                    da lontano par un miraggio.

                    Sì, di sera mi piaci di più,
                    mi piace la rigorosa brezza
                    che scivolando dalla collina
                    cade al suolo e ti accarezza;
                    il corpo vibra, geme, trema
                    si fa sodo, sodi i rotondi seni,
                    tese le linee della tua giovinezza.
                    Sì, di sera mi piaci di più.

                    Ma è di notte che t'amo,
                    sì, t'amo di notte:
                    le tue forme spezzate, disfatte,
                    eppur ancor rotonde, aggraziate.
                    Nel buio appari minima
                    essenziale. Sol la luna
                    osa ancor accenderti gli occhi,
                    i denti, e quel porta fortuna
                    che ti ho donato quando
                    ancor s'era marmocchi.

                    Di notte sei predatrice,
                    come il luccio nel melmoso lago
                    ed io preda, sconfitto affogo
                    nella tua forte presa di radice.
                    Sì, è di notte che t'amo.
                    Composta mercoledì 23 giugno 2010
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