Poesie inserite da Bruno Centomo

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Scritta da: Bruno Centomo

Di tutto un pò

In stallo sopra la parola perfetta.
Fermo sulla zolla dissodata,
con noncuranza ebbro di me.
Così sto, poeta che per ogni promessa
ha colore-odore-tatto-gusto.
Per ciascun colore, la tintura d'una rosa,
il tepore di una mano e la bocca
socchiusa in un prestito al silenzio.
Sono la parola, in mezzo al fumo.
Che tradisce rapidi odori di gelsomini,
quando la notte si depone in un foulard,
come fosse la pelle del re nudo
a doversi nascondere.
Prima della preghiera sussurrata.
Prima il fiammifero si spenga tra le dita.
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    Scritta da: Bruno Centomo

    C'è una poesia da fare

    C'è una poesia da fare.
    Avrà mare per camuffare le lacrime.
    E terra per seppellire semi di pane.
    Polvere che potrà nascondere i sogni.

    C'è una poesia da svelare.
    E avrà pioggia per lavare il mare.
    Mani per arare e raccogliere.
    Luce per mostrare la speranza.

    E voce per gridare forte,
    in faccia al giorno e al destino,
    sgusciare via per accogliere l'impeto
    della vita da vivere.

    Incerta, l'eco d'una preghiera piccina
    parrà tacere tutto ciò che siamo stati
    e urlare forte quel che saremo.
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      Scritta da: Bruno Centomo

      L'olio per le lampade

      Scompiglia l'ombra sul muro,
      il luccichio del fuoco tremolante.
      Disegna i contorni delle figure
      intrappolate in un silo di voci:
      ne ammaestra i profili, i sussulti
      ne placa, le ansie nasconde.

      Le lacrime protegge e non fa scoprire.

      Quando si aspetta ritorno,
      si teme partenza.
      Mentre l'olio per le lampade
      termina e non rimane che l'attesa.
      Il buio, il senso delle cose intatto.

      Una promessa da colmare,
      una speranza da sperare.
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        Scritta da: Bruno Centomo

        Mia figlia ha molte madri

        Hai molte madri.
        La prima è il cielo che dilegua i confini,
        non teme i vuoti della notte,
        i gemiti dell'abbandono.
        C'è poi la terra, dentro cui hai messo
        radici esili, ma caparbie per affrontare il domani.
        È la tua terra di Colombia che hai lasciato,
        per accodare il tuo al nostro destino.
        La trattieni per sempre tra le dita,
        ne graffi con gli occhi i solchi seminati:
        ricordo e preghiera ne rimandano l'odore.

        C'è la mamma che ti ha fatto nascere,
        e baciata con lacrime sottili,
        carezzata con le stesse mani
        che ti hanno dovuta poi lasciare,
        slegare alle nubi, riparare alla sorte.

        Come ciottolo nel fiume hai navigato,
        nella corrente respirato, oltre ogni rancore.
        e dunque sono arrivata io,
        madre che indugiava sul tuo nome,
        sopra le domande da levigare,
        gli inascoltati sogni da proteggere.
        Mi hai insegnato che bastava solamente
        ascoltare con te i piccoli passi ai crocevia,
        i rumori delle fioriture, le piume frementi
        che al cielo si distendono.

        Hai molte madri, sì: è il tuo peso sulle spalle,
        ma anche la tua taciuta forza.
        Sono voci ed ala, guscio e germoglio.
        Diverranno albero, foglia e volo
        in luoghi così distanti.
        Saranno amore per ogni tuo silenzio.
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          Scritta da: Bruno Centomo

          A te è profilo

          A te è profilo
          questo giallo orizzonte,
          che terra e luce cullano,
          chiarezza dipingendo
          a piogge e venti.

          Sotto neve che urla
          e ingabbia grida per domani,
          il tuo silenzio tutto trattiene,
          affinché la cadenza estrema
          di soli e lune
          renda in dono agli amanti
          fiato nuovo e presagio d'eternità.

          È rumore di un amore dormiente,
          brina tatuata alle rose,
          svelati abbracci e carezze
          sopra l'oceano luminoso
          che barche di carta
          percorrono caute.

          È l'ultimo bacio prezioso
          che nodoso rosmarino
          dona al girasole già ripiegato
          tra le secche foglie.
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            Scritta da: Bruno Centomo

            Film d'amore (con tanti baci)

            È strano darti un bacio stando
            avvinghiati sulle poltroncine rinnovate
            del patronato di quand'ero ragazzo,
            fin che sullo schermo passano
            sparatorie di cow-boy
            e le frecce trapassano il telo.

            Ho in ostaggio il tuo viso,
            la bocca serro con labbra salate
            di mistero, occhi di thriller,
            goffaggine d'avventura in pantofole.
            L'amore imperfetto dunque soffia,
            sbraita, ansima, soffoca?

            Non c'è rimorso, paura che s'attardi,
            ci separi dal saltellare incerto
            d'ombre rosse e maggiordomi colpevoli.
            Si misura, ad ogni esistenza negata,
            la distanza impossibile tra vita e morte
            prima di un duello diretto da Sergio.

            Uno sparo di troppo farà, d'improvviso,
            cambiare genere.
            Dentro innocuo film di cartoni
            dovevamo posare.
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              Scritta da: Bruno Centomo

              Io, se i colori, io

              Se i colori stessero a indicare
              tutti i sentimenti d'un uomo,
              come rabbia e paura distingueresti
              da dolore e angoscia, da amore e memoria?
              Prenderei i tuoi capelli che ingrigiscono,
              la pelle che s'abbuia, le mani che si riempiono
              di dure macchie scure e sorriderei allegro.
              Prenderei una foglia d'autunno,
              e aspetterei vederla arrossare e marcire
              lentamente sopra la terra coperta di neve.
              Piangerei piano, nascondendo le lacrime.

              Eppure tu hai nome, lo ricorderò per sempre.
              Questa foglia sarà terreno fertile
              per altra pianta, altri fiori, nuove parvenze.

              Capisco che anche i colori hanno nome:
              ce ne sarà uno, scortese e inusato
              che rappresenterà la pietà per me.
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                Scritta da: Bruno Centomo

                Mentendo alle paure

                Mentendo alle paure
                ai tanti medici, angeli in terra di guerra

                Mentendo alle paure, cucio le braccia,
                una gamba, bendo un occhio,
                riattacco quel che penzoloni
                s'attarda un po' più in là del corpo.
                Sono le bugie distratte
                che ciascun angelo nasconde nella mano,
                provvedendo a ricovero per i timori,
                conforto per le grida che scuotono i muri,
                preghiera attardando nell'aria.
                Amore non è il mio dire,
                non è il mio fare,
                ma è affanno il mio ostinato restare,
                rabbia il mio vivere,
                dolore il mio vedere.

                Questo bimbo che saltella
                sull'unico arto salvato dal disastro
                mi sorride nonostante.
                È il suo, l'unico amore rimasto,
                l'ingenuo annaspare nel domani.
                Persino l'angelo non ha futuro da donare:
                basta mi tenga ben salda la mano
                e asciughi assieme al sudore sulla faccia,
                la lacrima lenta.
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