Scritta da: Michele Pernozzoli

Giovane Signora

Giovan signora dagli occhi cilestrini,
se chiudo gli occhi, tale la rivedo,
al compleanno, tra brindisi ed auguri,
avvenente, la festeggiata.

Nel chiarore del meriggio estivo,
sulla barca, in riflessi d'oro rapita,
sommersa da citazioni a lei dedicate,
arrossente e lusingata.

Dalla bocca leggiadra le parole
fluivan parche e poco articolate,
s'adagiava su silenti attese,
lei, sì riservata.

Fui colpito dalla timidezza casta,
dall'argumentum a silenzio e dal riflesso,
che traspariva, della intelligenza
sua sì elevata.

Bionde le chiome morbide e fluenti,
occhi maliardi dolci e incantatori,
bocca perfetta facile al sorriso
più luminoso.

Membra rotonde e morbide movenze,
mani sottili bianche e affusolate,
sapiente nel mostrarsi e, infantile
il suo bel piede.

Questo colpì me giovanile ancora,
questo di lei acerba donna e non da poco,
ma non terreno amor fu quello mio,
ma sacro fuoco.

Il sacro amore che sempre mi vinse
per ogni cosa bella ed armoniosa,
dove conosco la grande opera divina
del Creatore.

Sebbene avanti negli anni e disilluso
dalla mia vita, più che vissuta,
estasiato l'ammiro e forte per lei sento
un puro affetto.

Un'amicizia nobile e sincera,
uno sboccarsi d'anime anelanti
comprensione reciproca ed oblio
dei crudi affanni.

Quasi paterno amore per lei provo,
quasi fraterno e spero non l'offenda
l'ardire mio e questo umile omaggio
a lei sì bella.

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