Poetica

Il cifrario elegante che utilizzo
si imbastisce di eironeia ad ogni suo passaggio:
fiabesco si avvicina
con fare non curante,
mi scava dentr'agli occhi con una finta piuma.

Il nocciolo che trova lo passa tra le mani,
lo lustra e lo riguarda, lo ammira e un po' lo teme,
ed io che avevo appena
sbrogliato la matassa
mi trovo a non parlare una lingua che conosco.

Suggerisce delle frasi complicate da equazioni
ritorcendo le parole come elastici d'avorio
il tutto accompagnato
con fare andante adagio
da una melodia un po' strana che anche un sordo può apprezzare.

E mentre mi fischietta le cose che ho da dire
a volte si rivolta a fissare l'ossidiana
che prima aveva inciso
parlandomi d'amore,
soffiando fiocamente qualche lacrima di gioia;

ed io non faccio altro che imprimere fonemi
arrivati chissà come verso un grembo di metallo
e quando poi rileggo
quei pensieri sussurrati
mi riprendo dall'ipnosi che m'aveva generato.

Non importa se fiscali o se pure accompagnati,
i discorsi tralasciati devon esser compiacenti
perché quando sian riletti
da piacere all'ignorante
strimpellino il sapere misto a qualche accordo d'anima,

perché questo ancora credo, come quando ero quell'altro,
che la cosa più importante quando operi quest'arte:
"Musica su ogni cosa,
ch'essa allieta ove si posa".
E più che altro al come, è sempre meglio il cosa.

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