Niente di niente sia

Oggi o domani verrei a casa tua,
farei questo assurdo viaggio
come tante volte pur accadde
solo per infilare di straforo
qualche parole nella sottile fessura
che sempre ha la porta degli impostori
col bene non potrei rompere o bruciare
penso il divieto di rivederci
che mi sono imposto da tempo.
Niente, vorrei dirti,
solo niente di niente.
Fu detto già tutto
tu non sentivi, non potevi
e io non seppi parlare
per il dolore che non provavo.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo, io
sotto le rovine di quel tempo
che mai fu, tu serpe vivente
attorcigliata con l'inganno
all'albero delle emozioni
per addentare frutti immeritati.
Ma questo mio niente
che dopo di te vivido
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con l'insonnia della notte,
fruttifica, si fa grande, muta la voce,
e non vuole più stare solo con me,
esce sempre più spesso
con una lucerna a cercare il tuo niente,
ancora più consistente e apparente
che inutilmente nel nulla si esalta.
I miei occhi pur fissarono il sole
conobbero e seppero dei sui raggi
non guardano più oltre adesso
da che ti incrociarono l'ultima volta
e non ricordano di aver visto
perché dell'oscurità nulla si ricorda.
A che servirebbe rivederti?
Perderei il niente del mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ne ho scelto una sola e vi ho creduto,
monco di amore e di voglia di essere
ripenserei alla tua pazzia
al tuo cuore di marmo
più gelido di un avello
al bacio voluttuoso della menzogna
alla lapidazione delle virtù
all'odio che diurno ti acceca
alla sarabanda della vanità
sul proscenio dell'apparire
a parole innocenti agitate a discolpa
di atti che neppure un imberbe commette:
tu sei il Niente che mi ha scelto
per togliermi il tutto che avevi: così sia.

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