Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Chiuso come un uovo era quel giorno
di un uomo triste seduto sulla panchina
guardando il treno passare nella nebbia
Non sapeva come sfamare il silenzio
posato sulle mani fredde d'inverno.

Ascoltava le foglie cadute per terra
raccontare la favola della vita:
è bello guardare gli uomini dal ramo
passare, gridare, ridere e cantare!

Le lacrime non le vedevamo cadere
erano degli altri, perché sapere?
Adesso sì ci bagnano senza parlare
ci accartocciamo per farle germinare.

Era un uomo seduto sulla panchina
con la testa stretta fra le mani.
Ero io, eri tu, era l'altro?
Certamente aspettava il domani.

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