Dalla vita

Ti fisso nella tua misera altezza,
ti vengo incontro decisa,
la testa bassa e la mente alta,
sicura di me,
con appresso queste pesanti gambe incatenate da cavigliere che mi lacerano senza pietà.
Uno sgabello innocuo,
chissà cosa sei stato prima di ospitare questi stanchi piedi per l'ultima volta.
Si annoda oltre modo questo nodo in gola,
oggi certo che sarà l'ultimo,
così fermo e deciso,
nido di immense personali sofferenze,
cellula cancerogena che sopravvive imperterrita.
Volgo il volto alla corda,
quanti nodi quelli dei marinai,
quanto fascino nel riconoscerli e saperli fare.
Sono obesa oggi
ma ho forza in queste braccia magre,
unica cosa che non ho mai odiato abbastanza di me
e dono loro il privilegio di un atto tanto illecito quanto risolutivo.
Ti stringo forte a questo esile e lungo collo,
dove i vampiri si sono cibati e gli angeli mi hanno baciato,
ma i denti lasciano il segno,
i baci solo una vibrazione che vola immediata.
Sono pronta per il decollo, non mi aspetto niente verso il niente,
vedo l'aria e il verde,
il mare e le montagne,
la libertà che mi chiama minacciosa.
Salto nel vuoto che poco spazia da un fermo pavimento
che si fa calpestare come ho fatto io,
non ci sarà mai un prezzo da pagare per questa ignobile libertà.
Mi appendo egoisticamente all'albo dei vigliacchi che non sono rimasti.
Composta lunedì 3 aprile 2017

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