Scritta da: Iris Vignola

Placido il mare

Placido, il mare, assorto nel torpore apparente,
in quel d'estate
pare ignorar la gente.
Dal vento, sì tiepido e gentile, si lascia accarezzare.
Discontinuo, l'alitare lo sorvola e lo sfiora,
assai fugace,
in quell'ore da bollore
ed esso, per diletto, ad increspar l'acqua s'appresta,
alzandosi nell'onde, tenaci e delicate,
ch'avanzano, frementi di lambir la calda sabbia,
per riversarvisi dentro,
morendo su di essa, in spuma bianca,
sapienti del rinascere perpetuo, nel lor ritorno indietro,
al proprio padre.
Placido il mare e placide le membra sotto il sole,
sulla battigia fattasi infuocata.
All'acqua fresca di risacca appena nata,
poni la tua voglia di freschezza,
nel desio impellente di refrigerio da calura,
corroborante la tua energia testè calante.
Bagnato, l'arenile disseta la tua sete,
nel mentre che il rumore, ognor cantilenante,
dolce sciacquio che sa pregnar l'udito,
conduce alla tua mente, soave, del mare,
quel sospiro, fattosi vibrante,
sotto il sussurro flebile del vento,
che gli riporta il canto che, in coro, vanno ad intonare,
in paziente attesa dell'apparir dell'imbrunire.

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