Scritta da: Santi Cicardo
aprì la piccola valigia
tirò fuori i vestiti
li poggiò sul letto sfatto
ancora umido
li dispose per colore dal più chiaro al più scuro.
s'allontanò e si piazzò davanti allo specchio lasciandoseli alle spalle.
per ognuno rivisse
i giorni in cui lei li aveva indossati
quello della sera
in cui avevano inventato le loro parole
quello della spiaggia
che il mare non aveva conosciuto
quello che l'altro le aveva sfilato
addossandola al muro e poi sul tavolo
che ora non era più di legno ma di muscoli
e nervi e piacere
e rantoli
carezze
e umori di maschio e femmina
si scrutò senza alcun interesse
non sentì nulla
niente d'affilato che tagliasse
o lacerasse
o trafiggesse
eccetto un ago di pino
conficcato in un occhio che colava resina
s'adagiò
combaciando colla forma che lei aveva lasciato
attorniato da un arcobaleno di stoffe
inzuppò
il cuscino di liquido colloso
che prima di chiudere gli occhi
l'antichità delle carezze di lei ci avrebbe incollato
ché l'amore si sa non è fatto per durare
e archeologi di cocci bisogna diventare
poi
dormì
e dormì ancora
dormì.
Composta lunedì 1 giugno 2015

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    Scritta da: Santi Cicardo
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