Scritta da: Iris Vignola

Chi sei tu?

Nel letto di dolore, tra spasmi e sofferenze,
immobile e preda inerme d'un fato atroce,
ti chiedi cos'hai fatto per meritare un simile castigo.
In questa tua esistenza, forse hai errato troppe volte,
oppur sei qui a scontar pene per tue vite vissute,
in altro tempo e in altro spazio, di cui non hai ricordo.
Una folle realtà ti vuole disarmato e senza scudo di difesa,
affinché la vita, vile carceriera,
ti releghi in questo corpo sì stanco e martoriato,
privo di alcun libero arbitrio per gridare basta,
dacché la voce manca
e gli occhi chiusi o fissi non possono parlare.
Muto e inerte, pari incosciente, in quel triste sudario,
forse lo sei, o forse sei tra noi,
presente ed impotente a farti udire,
da noi che, limitati, non sappiamo percepire
l'urlo straziante che irrompe in te e, lì, muore.
Chi sei tu, adesso?
Pensi, riflettendo la tua immagine come in uno specchio,
piangendo su te stesso e su quell'amaro, mortal destino.
Ti senti affievolire come flebile fiammella sul punto di smorzarsi.
La vita ti ha deluso e incarcerato in quest'insana spoglia,
il cui spirito pretende d'esser libero di scegliere
se continuar a vivere, se vita si può dire,
o librarsi in volo per divenire anima immortale,
in una dimensione astratta e congeniale
ad apportare aiuto ad altri nel tuo stato
e a custodire chi abbisogna di conforto,
libero, uscito da quel corpo che non sentivi tuo,
pianto da chi non sa che or ora sei felice.

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