Scritta da: Silvana Stremiz

La mia strada

È la complicanza che affascina,
è lo sguardo che intarsia,
la mia strada sei tu che sbalordisci,
sei tu che non capisci,
sei tu che fuggi,
e dopo dunque torni;
rammento un poco,
sporto dal parapetto,
da cui ammiro il panorama,
poi cammino solo,
scivolata via la tua mano,
nuvole che mi somigliano,
vento che le porta lontano;
la mia strada non si traccia,
può essere solo percorsa,
fermandosi, tra le pause, ad osservare,
aspettando un fiore, che sul ciglio, non vuole ancora sbocciare,
recitando l'ultimo rosario,
attendendo un poco,
per poi ancora di nuovo morire;
peso e leggerezza,
che mi si oppongono, dilaniando,
tristezza che è compagna,
che sfiora le dita,
rilegge la tua bocca, per ogni volta che l'ho accarezzata.

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