Scritta da: Federico Valente

Nuvole e carta

Il cielo è silenzioso stanotte.
Stracci di nuvole d'inchiostro,
macchie d'acqua sporca,
gli accarezzano il viso.
Una volta erano mie,
una volta.
Ora il mio calamaio
è una limitazione.
Il foglio identificazione.
Ah se solo potessi
potessi stringerle nel mio palmo,
come gli uomini fan
con gli accordi,
potrei riunirne i pezzi,
ri assaggiarne il possesso.
E se serrando il pugno,
queste si legassero,
colerebbe via il loro nero succo?
Indosserebbero
l'uniforme di carta,
le scarpe da lavoro?
Chi lo sa.
Io lo scrivo nella volta celeste,
e una volta aperto
il mio stringere dita,
e allacciate le stringhe,
leggerò attraverso le righe
della pagina, di questo
foglio che chiamano cielo,
cosa c'è che non va.
In me.

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