Scritta da: Salvatore Masullo

Gente dell'agro

E vanno all'alba sui sonnolenti campi
cantando con ardore antiche voglie.
Nell'aria, ancora scura dopo i lampi,
un vento che rimescola le foglie...

Rivoltano la terra che fu dei loro padri
e spargono sementi con passi misurati.
Coltivano speranze, come le loro madri,
e sogni familiari ancora inappagati.

Mani incallite da consumate vanghe,
barbe incolte sulle vermiglie gote,
e sulla fronte quelle rughe stanche
che il vento di maestrale fissa immote.

È parco il desinare a mezzogiorno,
supini sotto l'ombra di quei tigli,
quando il lavoro sfuma nel contorno
ed il pensiero corre ai propri figli:

giovani semi curati con passione,
frutti acerbi venuti dalla terra
per dare corpo a tenere illusioni
e mitigar la quotidiana guerra!

Poi tornano sfiniti nell'ora vespertina,
sui carri insieme a dignitose donne,
avvolte da uno scialle cenerino
che paiono figure di madonne.

E al fine ci si appresta al casolare,
dove i fanciulli attendono la mamma,
e quelle mani attorno al focolare
tornano calde al crepitar di fiamme.

È la giocosa infanzia, generosa,
che corre tra i sentieri raddolcita
dallo sguardo di una madre ansiosa
che chiama fuori l'uscio impensierita...

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