L'incrocio

Quella sera
quanto, avrei desiderato
tornare indietro
dopo aver, tutto dimenticato.

Quanto, avrei desiderato
cancellar tutto quel che di brutto
tra noi è stato.

Quanto, avrei desiderato
finisse tutto in un abbraccio
per un amore, ritrovato.

Quando giunti due cammini
al giallo palo di un semaforo
solo lui ad illuminar, la prima sera
nel buio fondo di metropolitane vie
nel dicembre, della festa più sincera.

E incurante sbatte il suo lampeggio
sui due nostri, spenti visi
così gelidamente, tristi e tesi
come per accompagnar
con sua luce alterna, di quei riflessi
l'emozionato batter, dei nostri cuor anch'essi.

Quanto, amaro fu
il nostro conversar, di quella sera
perché soltanto, avevi voluto tu
ricostruir quel che da tempo, ormai più non c'era
come sotto un cielo, che più non spera
il sole dell'indomani, se la notte cela
nelle sue nubi, la tempesta più nera.

E presto, come brilla e tuona
su quell'incrocio, violento temporale
da un ultimo grave, nostro duro scontro
quanto fuori gelo, e quanto dentro male
a ricordar, come magico risuona
da un altra lontana via
quel remoto primo, nostro dolce incontro.

Ascolto un eco, viaggiar nel vento
di parole dall'altra via, e che or più non posso
raccontare a te, sul finir di questa sera
vincer lo spazio, e superar il tempo
e sentirsi, ancora addosso
quella ora persa, gioia vera.

Rivissuti, in un sol momento
quel lontano primo
come ora ormai, ultimo nostro incontro
senza oggi neppur, un dignitoso addio
a quel dolce e per sempre perso, amore mio.

Per poi noi svanire, in opposte direzioni
e dall'esplodere di quell'incrocio, spiccar il volo
quando sotto quella nuvola, piovon solo
ormai morte le nostre dimenticate, emozioni.

Quindi, volger le spalle
per mai più voltarsi indietro
e riprender, sotto fioche stelle
il mio cammino
ma subito, anche quelle
son deboli luci o quasi, inanimati sassi
a sembrar, morenti lucciole
e io ora ancor più affranto, coi mie passi
a calpestar, le rimaste briciole
lungo il finire, della strada

di questa nostra, consumata storia
dove più, non ti ho incontrata.

Quanto infelice, questo nostro fato
per quel che presto, a noi ha riservato
se dal silenzio, resto invaso
fin dentro, le mie ossa
e quella luce, non più ho trovato
quand'avvien al buio, il mio rincaso
e quel vuoto, mai più passa.

Di Lei, a me non più vicino
che nel sonno, torna puntuale
triste sogno, per lui trappola fatale
quell'incrocio, rimasto dentro al mio cuscino.

Quando in sogno, torna così com'era
sempre, quella stessa sera
quanto, avrei desiderato
tornare indietro
dopo aver, tutto dimenticato.

Quanto, avrei desiderato
cancellar tutto quel che di brutto
tra noi è stato.

Quanto, avrei desiderato
finisse tutto in un abbraccio
per un amore, ritrovato.

Ma nuova luce, del mattino
libera quell'incrocio
dalla trappola, del mio cuscino
e tutto quello non era altro, che il mio bisogno
di Lei solo, ma or non può
che restare, soltanto un sogno.
Composta lunedì 26 dicembre 2011

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