La rotta del gabbiano

Vibra l'urlo blu atomi del cielo
infila il mezzo resistente
da funeste ultime apprensioni
al tramonto di una vita operante
solo in deserti d'acqua e sabbia ormai da sempre
oggi si eleva sul comignolo del mondo
la cui vetta crolla dal mattino
attraverso il suo ignaro stormo.

E presto nel vibrato resistente mezzo
staglia impietoso il suo lampo
della morte il suo angelo non gli da scampo
a spalancar l'immanente in ali la sua sera
ora della partenza verso quella sfera
estiva e furente di fuoco luminescente pesca
quand'al tramonto si colora
che inghiotte impietosa la sua rotta
ridotta ad anonima ombra
nero puntino ch'in essa s'innesta
fino a che il neo del giallo disco viso morente
sempre più labile nel suo cielo più vitreo
scompare per sempre.

Ma la mia vita ancora è qui
e sembra come or finita un era
sull'onda di un ultimo urlo
del gabbiano verso sera
come ghiaccio nelle vene
insieme si scioglie all'inanimato sasso
della mia vita e la sua sete
che delusa perde ogni fantasia
perché capace soltanto di aver volato basso
il suo amore e la sua bugia.


E sempre quell'urlo
squarcia la mia mente e lei rimembra la sua rotta
quella sparita del gabbiano
dove in essa rimbalza la mia vita tutta
vena del suo ultimo urlo e riverbero di un amor finito
e che oltre l'infinito il suo pensiero, or si spinge più lontano.
Composta sabato 31 marzo 2012

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