Lei

Come laconico barlume d'occhi teso verso la serena immensità celeste,
mendica l'ultimo orizzonte del tempo e del pianto,
cogliendo risposta nel frutto acerbo del mai e nei petali appassiti di dolore.
Lei.
Sospira e si dimena bramando un orecchio spiegato
che conceda asilo alle sue urla afone ed erranti,
- disperate-.
Lei.
Fu madre di una delicata creatura che mai conobbe battito di cuor
- o di ciglia-
ma solo un fermo scuotere di corpo inflessibile a lontane preghiere
e al pianto - materno - del cielo.
Il vento soffia forte, sente il puzzo, lo esala.
È... La morte.
Tra preghiere e scongiuri, false promesse
giunge ancor il suo gemito, stanco, ma arriva.
Cullato da sinfonie piagnucolanti.
Morte non può vincere.
Il Creatore solo sa quanto vorrebbe cedere la sua vita
- tutta intera-
per un solo respiro di quella sua creatura.
Ancora una volta è la mano del Padre a restituire la vita.
Avviene il miracolo.
Anima rigettata come esca nel mare e ripescata dall'amore.

- in tempesta-
Lei.
Osserva quelle sue piccole mani cresciute per agguantare la presa del mondo,
maturate per sete e fame.
Dal buio della morte alle strade del vento giunge ai piaceri della terra
Lei.
Affamata, smarrita, impaurita.
Cerca e trova.
Con affanno ruba vita, tra un battito e un altro...
Fornace del desiderio. Consumato
-forse.
Si perde, si ritrova, si arrende, si mescola e recupera la bellezza smarrita,
come fuoco che divampa
-cammina-
e lascia traccia.
Composta giovedì 14 ottobre 2010

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