Scritta da: Manuela Mori

Ode alla Poesia

Sei tu che mi salvi,
dai numeri,
dai nomi,
dai calendari,
dalla vergogna
della parola degradata
a guscio vuoto,
di cicala scoppiata.

Dilati distanze con morti confini,
schiudi regni sottratti al tempo,
dove non son più Nome.
Ma d'albero scorza rugosa,
e sotto la terra sento
l'acqua che mi nutre,
e sopra lame di sole
attraversarmi i rami.
Sono l'erba delle praterie
e sento l'aria aprirmi in varchi.
Sono il vento infuocato del deserto
raffreddato nelle pietra Sfinge,
a sfidare l'oblio dei secoli
e il brulichio degli umani.

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