Scritta da: Andrea De Candia
Oh, poter cantare la mia figura
grave e modesta, arsa dall'amore
che di notte la visita, cantare
la veglia incalcolabile del sogno,
il calore diffuso d'ogni senso;
oh, cantare colui che mi seduce
con ben morbide mani,
cantare l'ora che mi risolleva
all'altezza finale del suo sesso,
cantare indefinibili tormenti
lenti, remoti, accolti nel presente.

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