Scritta da: Silvana Stremiz

A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Commenti


    26
    postato da , il
    ... Un bel tuffo!!!
    25
    postato da , il
    Bella  questa poesia, l'ho letta per la prima volta in dei quiz di un concorso pubblico per operatore di esercizio, autista.
    24
    postato da , il
    MERAVIGLIOSO!!! SUBLIME!!! MAI VISTO NIENTE DI MEGLIO
    (A PARTE DANTE ALGHIERI E PETRARCA) SE FOSSE PER ME QUESTO SONETTO AVREBBE IL PREMIO  NOBEL
    23
    postato da , il
    Questo sonetto è forse uno dei più belli della poesia italiana: sa esprimere come pochi il dolore per l'esilio e la lontananza dal proprio paese. Chi, come me, l'ha provato, ne sente probabilmente più di altri l'intima bellezza...
    22
    postato da , il
    a me questa poesia piace ma direi le stesse cose che ha detto BEOLA e cioè ke il commento di questa poesia dovrebbe essere giustifikato! Comunque io alla fine questa poesia non la trovo così brutta!...

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