Scritta da: Silvana Stremiz

Sulla Gloria

Quale febbre ha mai l'uomo! Che guardare
ai suoi giorni mortali con il sangue
temperato non sa, che tutto sciupa
le pagine del libro della vita
e deruba virtù al suo buon nome.
È come se la rosa si cogliesse
da sé; o quand'è matura la susina
la sua scura lanugine raschiasse;
o a guisa di un folletto impertinente
la Naiade oscurasse la splendente
sua grotta di una tenebra fangosa.
Ma sullo spino lascia sé la rosa,
che vengano a baciarla i venti e grate
se ne cibino le api: e la susina
matura indossa sempre la sua veste
bruna, il lago non tocco ha di cristallo
la superficie. Perché dunque l'uomo,
importunando il mondo per averne
grazia, deve sciupar la sua salvezza
in obbedienza a un rozzo, falso credo?

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