Scritta da: Antonio Prencipe

Come catrame in mare

Si è più liberi in guerra.
In tasca polvere da sparo in onore
di chi non nega mai i consigli dell'oscurità.
Mio fratello non sa piangere ancora.
Mia madre non vede i miei occhi
spenti mentre le parlo.
Ma cos'ho che non va?
Quante volte ho pensato di farla finita,
di prendere per mano la vita e tuffarmi giù
da un balcone aperto al centro del tempo.
A te che baci la libertà
senza combattere alza lo sguardo
che il cielo si spegne ancora sopra di te.
L'accendino non funziona più,
fumo perché non ho ancora imparato
a vivere in amore e armonia con la gente.
Troppo spietato e sensibile sono
per poter pretendere la felicità.
Come catrame in mare si sta qui
in inverno immersi nelle foglie immature.
E dov'è?
dov'è quella donna che ho sempre cercato...
Pensavo fosse amore e invece era
solo dolore partorito, abortito,
scalfito, infinito nella pelle morsicata,
scoppiata, ansimata, alienata.
Sono sicuro che comprenderò questa
fuggiasca vita lo stesso giorno in cui
le mie corrotte verità toccheranno piano la bara
di plastica che mi salverà dall'eternità.
L'insicurezza regna nella casa dei ricordi.
Ho sanguinato amore mentre camminavo,
sudavo e annaffiavo mani nude
col mio cuore storpiato, depravato.
La felicità crea egoismi inutili.
La sofferenza crea poesia.
Non c'è tempo per chiedere perdono
squarcia questo vento e sentirai
le mie lacrime danzare sul viso
creato da un angelo rinchiuso in manicomio.
Composta giovedì 19 gennaio 2012

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