Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Patty Diphusa
in Poesie (Poesie d'Autore)
Odiami dunque adesso, se lo vuoi,
ora che il mondo a contrastarmi seguita,
piegami giù, fa lega con la sorte,
non affacciarti per estrema perdita.
Oh no, se scampa a queste strette il cuore
non dar rinforzi a un'angoscia in disfatta,
non dare a un vento buio alba di pioggia
a tardare, già certa, la catastrofe.
Se vuoi lasciarmi non lasciarmi all'ultimo,
di già sfiancato da futili pene,
ma assalta primo, perché prima io gusti
di possente Fortuna il più e il peggio.
E ogni altra angoscia che ora par mortale,
di fronte al perder te, non parrà uguale.
Vota la poesia: Commenta
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Più felice sono quando più lontana
    porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
    in una notte di vento quando la luna brilla
    e l'occhio vaga attraverso mondi di luce

    Quando mi annullo e niente mi è accanto
    né terra, né mare, né cieli tersi
    e sono tutta spirito, ampiamente errando
    attraverso infinite immensità.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Alla mia nazione

      Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
      ma nazione vivente, ma nazione europea:
      e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
      governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
      avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
      funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
      una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
      Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
      pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
      tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
      Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
      proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
      E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
      che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
      Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La quiete dopo la tempesta

        Passata è la tempesta:
        Odo augelli far festa, e la gallina,
        Tornata in su la via,
        Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
        Rompe là da ponente, alla montagna;
        Sgombrasi la campagna,
        E chiaro nella valle il fiume appare.
        Ogni cor si rallegra, in ogni lato
        Risorge il romorio
        Torna il lavoro usato.
        L'artigiano a mirar l'umido cielo,
        Con l'opra in man, cantando,
        Fassi in su l'uscio; a prova
        Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
        Della novella piova;
        E l'erbaiuol rinnova
        Di sentiero in sentiero
        Il grido giornaliero.
        Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
        Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
        Apre terrazzi e logge la famiglia:
        E, dalla via corrente, odi lontano
        Tintinnio di sonagli; il carro stride
        Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
        Si rallegra ogni core.
        Sì dolce, sì gradita
        Quand'è, com'or, la vita?
        Quando con tanto amore
        L'uomo à suoi studi intende?
        O torna all'opre? O cosa nova imprende?
        Quando dè mali suoi men si ricorda?
        Piacer figlio d'affanno;
        Gioia vana, ch'è frutto
        Del passato timore, onde si scosse
        E paventò la morte
        Chi la vita abborria;
        Onde in lungo tormento,
        Fredde, tacite, smorte,
        Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
        Mossi alle nostre offese
        Folgori, nembi e vento.
        O natura cortese,
        Son questi i doni tuoi,
        Questi i diletti sono
        Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
        È diletto fra noi.
        Pene tu spargi a larga mano; il duolo
        Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
        Che per mostro e miracolo talvolta
        Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
        Prole cara agli eterni! Assai felice
        Se respirar ti lice
        D'alcun dolor: beata
        Se te d'ogni dolor morte risana.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Continuità

          Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
          nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
          né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
          l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
          Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
          Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
          la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
          il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
          alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
          con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il Vampiro

            Tu che t'insinuasti come una lama
            Nel mio cuore gemente; tu che forte
            Come un branco di demoni venisti
            A fare folle e ornata, del mio spirito
            Umiliato il tuo letto e il regno-infame
            A cui, come il forzato alla catena,
            Sono legato: come alla bottiglia
            L'ubriacone; come alla carogna
            I vermi; come al gioco l'ostinato
            Giocatore - che sia maledetta.
            Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
            Di conquistare la mia libertà;
            Ed il veleno perfido ho pregato
            Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
            Ed il veleno, pieni di disprezzo,
            M'han detto: "Non sei degno che alla tua
            Schiavitù maledetta ti si tolga,
            Imbecille! - una volta liberato
            Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
            tu faresti rivivere il cadaver
            del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Marco Giannetti
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Di quanto stupore

              Di quanto stupore io posso ancora amarti, pioggia fuggita dal cielo?
              Di quanto stupore spigolo interminabile, in cerca d'un angolo d'infinito?
              T'avrei cercata se non fossi mai nata, t'avrei trovata nido d'acqua salata ad aspettarmi fiume, tra grano e ranocchi saltellanti di salti più alti del mio respiro.
              Di quanto stupore io posso ancora amarti, se ladra già rubi dell'amore parlano di te e ne tingi pareti e parole da cui dipendo e vivo?
              Di quanto stupore chino sulla notte ti osservo, cosicché, ogni cosa d'oggi ti possa volere?
              Di quanto stupore io posso ancora amarti pioggia fuggita dal cielo?
              Posso amarti pensiero di marzo?
              Posso amarti da riderne e piangere ancora.
              Composta martedì 9 dicembre 2014
              Vota la poesia: Commenta
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Più felice sono quando più lontana

                Più felice sono quando più lontana
                porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
                in una notte di vento quando la luna brilla
                e l'occhio vaga attraverso mondi di luce

                Quando mi annullo e niente mi è accanto
                né terra, né mare, né cieli tersi
                e sono tutta spirito, ampiamente errando
                attraverso infinite immensità.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Ballata delle madri

                  Mi domando che madri avete avuto.
                  Se ora vi vedessero al lavoro
                  in un mondo a loro sconosciuto,
                  presi in un giro mai compiuto
                  d'esperienze così diverse dalle loro,
                  che sguardo avrebbero negli occhi?
                  Se fossero lì, mentre voi scrivete
                  il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
                  o lo passate a redattori rotti
                  a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

                  Madri vili, con nel viso il timore
                  antico, quello che come un male
                  deforma i lineamenti in un biancore
                  che li annebbia, li allontana dal cuore,
                  li chiude nel vecchio rifiuto morale.
                  Madri vili, poverine, preoccupate
                  che i figli conoscano la viltà
                  per chiedere un posto, per essere pratici,
                  per non offendere anime privilegiate,
                  per difendersi da ogni pietà.

                  Madri mediocri, che hanno imparato
                  con umiltà di bambine, di noi,
                  un unico, nudo significato,
                  con anime in cui il mondo è dannato
                  a non dare né dolore né gioia.
                  Madri mediocri, che non hanno avuto
                  per voi mai una parola d'amore,
                  se non d'un amore sordidamente muto
                  di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
                  impotenti ai reali richiami del cuore.

                  Madri servili, abituate da secoli
                  a chinare senza amore la testa,
                  a trasmettere al loro feto
                  l'antico, vergognoso segreto
                  d'accontentarsi dei resti della festa.
                  Madri servili, che vi hanno insegnato
                  come il servo può essere felice
                  odiando chi è, come lui, legato,
                  come può essere, tradendo, beato,
                  e sicuro, facendo ciò che non dice.

                  Madri feroci, intente a difendere
                  quel poco che, borghesi, possiedono,
                  la normalità e lo stipendio,
                  quasi con rabbia di chi si vendichi
                  o sia stretto da un assurdo assedio.
                  Madri feroci, che vi hanno detto:
                  Sopravvivete! Pensate a voi!
                  Non provate mai pietà o rispetto
                  per nessuno, covate nel petto
                  la vostra integrità di avvoltoi!

                  Ecco, vili, mediocri, servi,
                  feroci, le vostre povere madri!
                  Che non hanno vergogna a sapervi
                  – nel vostro odio – addirittura superbi,
                  se non è questa che una valle di lacrime.
                  È così che vi appartiene questo mondo:
                  fatti fratelli nelle opposte passioni,
                  o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
                  a essere diversi: a rispondere
                  del selvaggio dolore di esser uomini.
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Alle fronde dei salici

                    E come potevamo noi cantare
                    con il piede straniero sopra il cuore,
                    fra i morti abbandonati nelle piazze
                    sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
                    d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
                    della madre che andava incontro al figlio
                    crocifisso sul palo del telegrafo?
                    Alle fronde dei salici, per voto,
                    anche le nostre cetre erano appese,
                    oscillavano lievi al triste vento.
                    Vota la poesia: Commenta