Scritta da: Elisabetta

Il passero ferito

Era d'agosto. Un povero uccelletto
ferito dalla fionda di un maschietto
andò, per riposare l'ala offesa
sulla finestra aperta di una chiesa.

Dalle tendine del confessionale
il parroco intravide l'animale
ma, pressato da molti peccatori
che pentirsi dovean dei loro errori
rinchiuse le tendine immantinente
e si rimise a confessar la gente.

Mentre in ginocchio oppur stando a sedere
diceva ogni fedele le preghiere,
una donna, notato l'uccelletto,
lo prese, e al caldo se lo mise in petto.

Ad un tratto improvviso un cinguettio
ruppe il silenzio: cìo, cìo, cìo, cìo.

Rise qualcuno, e il prete, a quel rumore
il ruolo abbandonò di confessore;
scuro nel volto, peggio della pece
s'arrampicò sul pulpito, poi fece:
"Fratelli, chi ha l'uccello, per favore
vada fuori dal tempio del Signore".

I maschi, un po' stupiti a tali parole,
lesti s'accinsero ad alzar le suole,
ma il prete a quell'errore madornale,
"Fermi, gridò, mi sono espresso male!
Rientrate tutti e statemi a sentire:
sol chi ha preso l'uccello deve uscire!"

A testa bassa, la corona in mano,
cento donne s'alzarono piangendo.
Ma, mentre se n'andavano di fuora
il prete rigridò: "Sbagliato ho ancora;
rientrate tutte quante, figlie amate,
che io non volevo dir quel che pensate!"

Poi riprese; "Già dissi e torno a dire
che chi ha preso l'uccello deve uscire.
Ma mi rivolgo, a voce chiara e tesa,
soltato a chi l'uccello ha preso in chiesa!"

A tali detti, nello stesso istante,
le monache s'alzaron tutte quante;
quindi col viso pieno di rossore
lasciarono la casa del Signore.

"Oh Santa Vergine! - esclamò il buon prete -
Sorelle orsù rientrate e state quiete,
poiché voglio concludere, o signori,
la serie degli equivoci ed errori;
perciò, senza rumori, piano piano,
esca soltato chi ha l'uccello in mano".

Una fanciulla con il fidanzato,
ch'eran nascosti in un angolo appartato
dentro una cappelletta laterale,
poco mancò che si sentisser male.
Quindi lei sussurrò col viso smorto
"che ti dicevo, hai visto? Se n'è
accorto!"

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    Info

    Scritta da: Elisabetta
    Riferimento:
    Versione originale in dialetto romanesco.

    Commenti


    29
    postato da , il
    Questa Poesia non è di Trilussa- Sallustri?
    28
    postato da , il
    E' carina e spiritosa, prendere per imbecilli chi,,se non hai spirito di che parli ...nessuna s'ha da offendere
    27
    postato da , il
    @yopla Se hai l'originale datato e firmato chi meglio di te puó dircelo?.... Aspettiamo intrepidi.
    26
    postato da , il
    Qualcuno sa dirmi a quale data viene attribuita la composizione di questo sonetto? E' molto importante, perche' io ho il manoscritto originale, data e firma. Grazie
    25
    postato da , il
    la poesia è bella e GENIALE... cmq non è anonima, è di Natale Polci, solo la parte finale è l'aggiunta di un anonimo (quella originale finiva con l'uscita dalla chiesa delle suore)

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