Dedicata all'anonima Marta del 23 febbraio 2005

Cara Marta, sì rara e sprovveduta
che definisti Silvio “grande amore”
e nel cuor suo ci volevi entrare:
tu, che senza alcun minimo pudore
pur di metterci su la rima sciocca
ti deliziasti col quattro e quattr'otto
col furto dell'articolo diciotto
senza dimenticar la contingenza
e mettendoci ancor l'anzianità.
Marta, non tralasciasti proprio niente:
la busta paga e pure i sindacati
le ferie, l'inflazione e l'ospedale;
per trovare la rima col buon fine
inventasti persin le medicine
e poi per evitar maggiori danni
ciarlavi di pensioni a novant'anni!
Lo sai che son passati diciott'anni
da quel duemilacinque in poesia
ed è morto quel silvio berlusconi
che non potevi avere sui coglioni?
Da allora ad oggi sarai un po’ cresciuta
magari sei una mamma oppure nonna
di certo ben provvista di coscienza
e diversa da chi non ha pietà.
Cara Marta, sì rara e sprovveduta
ora che sei più grande e più cornuta
vedi di far sgusciare dalla mente
ciò che tu credi essere poesia
ma s'intende ch'è cosa disumana:
il frutto che ci vien da una puttana…
Tuo per sempre, Silvio.