Scritta da: Silvana Stremiz
A gottare ci si bagna
mani e piedi
per un tappo che salta
come a capodanno.
Spiacevole e piacevole
di un bicchiere mezzo pieno
e mezzo vuoto
nello spazio d'un secondo.
Non so se il vuoto
è opera
d'un sorso tutto d'un fiato
che soffoca il singhiozzo
di chi ha bevuto
dolce o salato.
Ognuno retrocede e avanza
anche per un sorpasso.
Di spalle il porto
è un altro orizzonte
della mia stanza
per riconoscersi
in qualche angolo di spavento.
Dentro o fuori da questa vasca
io tiro i remi in barca
fuorché abbandonare
l'ultimo scoglio invisibile
con la bottiglia della solitudine.
Il mare a piedi
è la pazienza che ricopre il cielo
del suo indirizzo.

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