Absit iniuria verbis

La lanterna
mi son messa in mano
e sono sceso
come Diogene sul piano.
Cerco l'uomo
e ancor non l'ho trovato;
se non vien fuori
l'Italia è a mal partito.
Molte son le carogne,
che sostano sul Monte
e il lor fetore
appesta e si diffonde.
Una sola persona
io vorrei in alto,
che avesse bella
l'anima ed il volto.
dal libro "Speranze e delusioni. Poesie, riflessioni, novelle, ricordi e divagazioni" di Gino Ragusa Di Romano
Vota la poesia: Commenta

    Inno alla pace

    Fratelli d'Italia,
    l'Italia è un tassello
    del grande mosaico,
    che Terra chiamiam.

    Fratelli d'Italia,
    non siamo italiani,
    ma cittadini del mondo,
    che si vogliono amare.

    Fratelli lontani,
    vi abbiamo nel cuore,
    vi adottiamo a distanza
    e così fate voi.

    I color della pelle
    pingano un solo vessillo,
    che unico sventoli
    sul globo d'amore.

    Noi siamo la linfa,
    che nutre la terra,
    che, poi, madre grata,
    la vita ci dà.

    Fratelli del mondo
    per sentirci vicini
    impariamo una lingua
    e parliamola ognor.

    Il lavoro nel mondo
    è per tutti i viventi,
    chi emigra o immigra
    ne ha libertà.

    Abbattiam le frontiere,
    ospitiamoci ovunque;
    il globo terrestre
    sia la nostra magione.

    Imitiamo gli uccelli,
    che dipingono il cielo
    quando passano a stormo
    e vanno qua e là.

    Ci crediam degli eletti,
    ma, forse, tali non siamo:
    il nostro operato
    sappiamo il danno che fa.

    Viviam da fratelli,
    amiamoci ognor,
    ognuno di noi
    sprizzi pace dal cor.

    Questo canto, fratelli,
    è una prece al Signore,
    che, speriamo, l'ascolti
    ed alle parole dia eco ed ardore.

    Spero che un giorno questo mio inno alla pace possa essere cantato da tutti i cittadini del mondo.
    Composta giovedì 30 novembre 1967
    dal libro "Speranze e delusioni. Poesie, riflessioni, novelle, ricordi e divagazioni" di Gino Ragusa Di Romano
    Vota la poesia: Commenta