Le migliori poesie di Ugo Foscolo

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Scritta da: Silvana Stremiz

Alla Musa

Pur tu copia versavi alma di canto
su le mie labbra un tempo, Aonia Diva,
quando dè miei fiorenti anni fuggiva
la stagion prima, e dietro erale intanto

questa, che meco per la via del pianto
scende di Lete ver la muta riva:
non udito or t'invoco; ohimè! Soltanto
una favilla del tuo spirto è viva.

E tu fuggisti in compagnia dell'ore,
o Dea! Tu pur mi lasci alle pensose
membranze, e del futuro al timor cieco.

Però mi accorgo, e mel ridice amore,
che mal ponno sfogar rade, operose
rime il dolor che deve albergar meco.
Ugo Foscolo
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Al sole

    Scritto e pubblicato nel 1797.

         Alfin tu splendi, o Sole, o del creato
    Anima e vita, immagine sublime
    Di Dio, che sparse la tua faccia immensa
    Di sua luce infinita! Ore e Stagioni,
    Tinte a vari color danzano belle
    Per l'aureo lume tuo misuratore
    De' secoli, e de' secoli scorrenti,
    Alfin tu splendi! tempestoso e freddo
    Copria nembo la terra; a gran volute
    Gravide nubi accavallate il cielo
    Empian di negre liete, e brontolando
    Per l'ampiezza dell'aere tremendi
    Rotolavano i tuoni, e lampi lampi
    Rompeano il bujo orribile. - Tacea
    Spaventata natura; il ruscelletto
    Timido e lamentevole fra l'erbe
    Volgeva il corso, nè stormian le frondi
    Per la foresta, nè dall'atre tane
    Sporgean le belve l'atterrita fronte. -
    Ulularono i venti, e ruinando
    Fra grandini, fra folgori, fra piove
    La bufera lanciosse, e riottoso
    Diffuse il fiume le gonfie e spumose
    Onde per le campagne, e svelti i tronchi
    Striderono volando, e da’ scommossi
    Ciglion dell'ondeggianti audaci rupi
    Piombàr torrenti, che spiccati massi
    Coll'acque strascinarono. Dal fondo
    D'una caverna i fremiti e la guerra
    Degli elementi udii; Morte su l'antro
    Mi s'affacciò gigante; ed io la vidi
    Ritta: crollò la testa e di natura
    L'esterminio additommi. - In ciel spiegasti,
    O Sol, tua fronte, e la procella orrenda
    Ti vide e si nascose, e i paurosi
    Irti fantasmi sparvero.... ma quanti
    Segni di lutto su i vedovi campi,
    Oimè, il nembo lasciò! Spogli di frutta,
    Aridi, e mesti sono i pria sì vaghi
    Alberi gravi, e le acerbette e colme
    Promettitrici di liquor giocondo
    Uve giacciono al suol; passa 1'armento
    E le calpesta; e istupidito e muto
    L'agricoltore le contempla e geme.

         Intanto scompigliata, irta e piangente
    Te, o Sol, ripriega la Natura, e il tuo
    Di pianto asciugator raggio saluta;
    E tu la accendi, e si rallegra e nuovi
    Prometto frutti e fior. Tutto si cangia,
    Tutto père quaggiù! Ma tu giammai,
    Eterna lampa, non ti cangi? mai?
    Pur verrà dì che nell'antiquo vòto
    Cadrai del nulla, allor che Dio suo sguardo
    Ritirerà da te: non più le nubi
    Corteggeranno a sera, i tuoi cadenti
    Raggi su l'Oceàno; e non più l'Alba
    Cinta di un raggio tuo, verrà su l'Orto
    Ad annunziar che sorgi. Intanto godi
    Di tua carriera: oimè! ch'io sol non godo
    De' miei giovani giorni: io sol rimiro
    Gloria e piacere, ma lugubri e muti
    Sono per me, che dolorosa ho l'alma.
    Sul mattin della vita io non mirai
    Pur anco il Sole; e omai son giunto a sera
    Affaticato; e sol la notte aspetto
    Che mi copra di tenebre e di morte
    Ugo Foscolo
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