Scritta da: kuttyale
A volte basta proprio poco: tu che di là cuoci due uova in
nove minuti esatti, canticchiando una canzone allegra. Così
lo scucito dei nostri corpi riposa, torna fra me e te, rincasa.
Anche allora era tutto così semplice:
all'inizio della primavera tua nonna prendeva il primo latte
munto, con un mestolo di legno lo spargeva sul prato "questo
è per voi popolo delle foreste" diceva.
Stefano Lorefice
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    Scritta da: kuttyale
    Ci sono queste persone che corrono
    una fermata, poi l'altra
    che non ti basta il fiato
    un corpo contro un altro corpo
    con tutte le lingue, tutti gli accenti
    di un popolo in fuga
    perché qui l'amore è sotterraneo
    e di fretta
    servono altri biglietti, metrò più veloci
    per uscirne vivi
    io apro la bocca e la tengo ferma, forte
    coi denti lì
    a consumare la lingua
    e me la mangio tutta
    senza scuse
    questa voglia di correre
    con le mani in tasca, immobili
    come se aspettare avesse addosso un viaggio
    che solo lo sguardo pare allontanato.
    Stefano Lorefice
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      Scritta da: kuttyale
      tutti compatti, vicini, schiacciati 17
      in un pub che dà scampo solo ai più sorridenti
      tra gli occhi di chi si conosce
      e chi nuovo ha la voce più forte
      che bisogna portare ciascuno un colore
      e non pensare al freddo fuori
      e chiedere d'altri
      e lasciare fare ad altri ancora
      non bisogna essere vecchi, sventolare certezze
      ci si accontenta di stare
      neanche troppo comodi
      tra un sorriso e la musica che non interessa
      che c'abbiamo grandi pianure dentro
      e laghi
      e abbracci
      ma nascondiamo ancora le mani
      per pudore
      per proteggere l'interno più tenero.
      Stefano Lorefice
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        Scritta da: kuttyale
        Prendi i pochi prezzi rimasti
        dove il corpo subisce lo scatto rabbioso del sangue
        con le vertebre dure
        schiacciate
        ma comunque lì, a sopportarne il peso
        è un corpo che si rende conto
        di chi siamo noi
        indietreggia
        ritira
        s'accorge del disordine
        e che si può morire
        scorticati
        scavati dal sole
        come pochi pezzi di pane
        è nella mancanza il nostro andare incerto
        è alla fermata degl'autobus
        ch'è un raduno di gente senza criterio
        nello scompiglio
        precipitata via
        in un viaggio che non si sa per dove
        mascherato da un ridere sotto, nel basso delle facce
        e dalla cortesia
        di chi il ritardo lo sconta addosso
        con una dignità che difende, ch'espone
        che preme e se ne sta lì
        come noi
        attaccati a quel che si può.
        Stefano Lorefice
        Composta mercoledì 30 aprile 2008
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