Le migliori poesie di Salvatore Riggio

Studente, nato mercoledì 1 febbraio 1989 a Grevenbroich (Germania)
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Scritta da: Salvatore Riggio

Il peluche

Ti faccio questo regalo
cosi quando sentirai la mia mancanza
fai finta che sia io e abbraccialo forte
e capirai che son sempre accanto a te,
nonostante tra di noi ci separi una distanza.
Riempilo di coccole e prima di andar a nanna! Dagli un bacino,
non versarci su delle lacrime
se sene accorge ne soffrirebbe il suo cuoricino...
Non sarai mai più sola piccola mia
ora che si son ritrovate le nostre anime.
Che per tempo immemore si son cercati l'una e l'altra
inciampando talvolta nel loro solitario viaggio,
ma ora caminano a braccetto, mano nella mano.
Te che sei il mio sole ed io il tuo raggio
e credimi non voglio ingannarti, no questo non è un inganno!
Non si tratta ne di un'ilusione manco d'un miraggio.
Salvatore Riggio
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    Scritta da: Salvatore Riggio

    Petali sul campo di battaglia

    Tra soldati i proiettili sentenziano
    la fine, il scandire degli ultimi battiti
    tra coloro che si ritengono nemici,
    Trafiggendo il loro petto macchiando il terreno di sangue.
    Tra soldati granate vengono lanciate, atterrano
    ai piedi d'un uomo. Scorre nella sua mente un intera vita,
    padre, madre, sorella, fratello, sua moglie, suo figlio, sua figlia.
    Ultimo pensiero suo fu: Non potrò riveder mai più mia famiglia!
    Lanciò urla di disperazione, urla straziati di una speranza svanita,
    quando invece il suo ultimo desiderio fu gridar il suo amore per loro.
    Tra proiettili che sfrecciavano nell'aria e corpi inermi distesi al suolo,
    in questa distesa tinta di rosso, osservai quest'orrendo spettacolo
    scorgendo l'ultima lacrima che quel soldato poté versare
    e col frantumarsi sulla terra fece un piccolo tonfo seguito da un botto,
    ora in tutte le direzioni giacevano i resti di ciò che era un uomo.
    Perché questa guerra? Alcun senso in tutto ciò io riesco a trovare.
    Vorrei che sparassimo soltanto petali di rose d'un intenso rosso
    e che la pianura non del sangue ma da esso si potesse colorare,
    vorrei che le granate sparissero e al loro posto stringessimo il pane.
    Non voglio più veder questa cortina di fumo offuscar il cielo stellato
    ma che vi siano nuvolo bianchissime ad avvolgerlo,
    un delizioso abito da sposa per una splendida luna
    e noi sotto di essa non divisa in due fazioni ma uniti, un tutt'uno,
    senza più nessun timore, senza più aver paura.
    Si questo voglio! Ma è solo un sogno e come tale irreale
    e per non cader in sonno eterno continuando a sognar,
    anch'io dei colpi purtroppo ho dovuto e dovrò sparare.
    Salvatore Riggio
    Composta sabato 20 febbraio 2010
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