Percepisco percussioni percuotere l'aria,
ne sbuca dal bosco uno e contro me si scaglia,
ne arrivano altri tre dal fitto della sterpaglia,
sono ormai più di cento inizia la battaglia.

il primo ormai è ferito, la terra si fa vermiglia,
afferro del destriero repentinamente le briglia,
impugno la mia spada e dando un colpo di caviglia
entro nella mischia: la mia vista s'assottiglia.

teste, tessuti e carne, la mia lama taglia,
tutti sono terrorizzati ma nessun si meraviglia:
la mia fama è nota ben oltre miglia e miglia.
ne son caduti cento in un battito di ciglia.
Roberto Grasso
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    Rimordere un rimpianto

    Gravido d'aggravanti
    digrigno il grave ghigno
    indi per cui m'indigno
    onde il mare di rimpianti:

    avrei solo voluto
    avvolgere'l tuo voluttuoso volto
    nelle mie mani e, colto,
    la sensazione d'un tessuto...

    speranza e desiderio
    di solcare soavi seni
    fremendo senza freni.
    non immagino di meglio.

    numero i rimpianti
    ammontano a molte migliaia
    sassolini di ghiaia
    gocce dei miei lunghi pianti.
    Roberto Grasso
    Composta lunedì 10 gennaio 2011
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      Io ti odio!
      ti detesto!
      sì dico a te,
      a te che hai amputato le braccia al mio Morfeo,
      a te che hai serrato le mie palpebre ora incapaci di trovare riposo,
      giacendo a te intrecciato m'è impossibile dormire:
      mai vorrei privarmi di quegli istanti solo per concedere alle mie membra un effimero ristoro,
      il solo profumo imprigionato tra i tuoi capelli vale il più inumano degli sforzi
      e la tua pelle, se possibile, sprigiona una fragranza ancora più inebriante...
      ma è quando mi riscopri in compagnia delle sole coltri
      che il sonno si fa beffa di me, non mi consola, non prova alcuna pietà, non mi risparmia questo vuoto:
      è vuoto il giaciglio ma ancor più vuoto è il mio ventre
      uno spazio immenso che mi collassa addosso
      vorrei solo dormire
      (mento, vorrei solo poter vegliarti a fianco).
      Roberto Grasso
      Composta lunedì 21 marzo 2011
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        Come una corda di violino

        Teso tensione, temibile testicolare introspezione
        Un peso un pallone, di quelle mediche
        Sfrecciano violente sulle parti diuretiche
        Sfregano e frantumano, comprimono ed esprimono
        Esaurientemente, metafora per ciò che la gente sente
        E si pente, "chi ha tempo non cerchi tempo" quanto è vero
        Questo detto ha portato l'uomo allo sclero
        A sfuggire dal clero e dal pleurico schiacciamento
        Sul cemento chiarisco intendo esaurimento
        Affliggimento mi sento spento non contento
        E ripenso al senso col consenso e dissenso del censo
        Di questo scompenso che è un nonsenso odore d'incenso
        Che buono, mi ricorda da piccino in chiesa,
        Con la signora di fianco, lei non era tesa.
        Ok mi rilasso evitando il collasso ma al primo passo
        Falso, cado rotolo m'ammazzo ma poi mi rialzo e scalzo
        Riprendo a camminare, tremano le gambe basta non pensare
        E guardare sempre dritto, non mostrarsi afflitto
        Mostrare un sorriso, solca il tuo viso e ti senti deriso
        Da quella maschera che devi portare ma che ci puoi fare
        Te continua solo a camminare, occhio a non inciampare
        A non mostrare cedimenti, esternare sentimenti e spenti
        Camminiamo da questo viaggio presi...
        Ma incessantemente tesi.
        Roberto Grasso
        Composta giovedì 30 novembre 2006
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          Viaggio di ritorno dal paradiso... in classe economica

          On the train from paradise
          there's no stop untill the hell
          mist takes the place of sky
          solid mist the place of herb
          grey buildings, greyer faces
          no one smiling for happiness
          hurry and fast frantic paces
          no one care in alll this mess.
          Roberto Grasso
          Composta martedì 8 marzo 2011
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            Se solo sollevassi questioni interessanti
            sarei spesso solo se sobrio dal disprezzo
            se solo in apparenza dimostrassi sprezzo
            muoverei l'attrezzo con persone interessanti;
            se solo la solitudine non fosse sì noiosa
            in quest'esistenza sperimenterei l'inesperienza
            e smosso da entropia e da una pia tolleranza
            sarei nella mia stanza col corpo che riposa;
            se solo non volessi volgere al fin questa poesia
            avrei ormai terminato di studiare storia
            se non fosse per la boria e la fama per la gloria
            sarei in giro in compagnia con una canna di maria...
            Roberto Grasso
            Composta lunedì 17 gennaio 2011
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              blues di scusa

              Oggi ho capito
              dopo essere stato inveito, insultato
              quanto idiota sono stato
              sono di sicuro un coglione
              chiamatemi mr minchione, il mio nome
              vorrei fosse nessuno
              così che quando qualcuno
              vorrà sfogarsi in futuro
              contro di me
              potrà dire bastardo nessuno
              e tutto resta così com'è

              Oggi ho realizzato
              Ma prima sono stato insultato
              E mi è stato fatto capire il mio errore
              E con orrore, morso da ritorsione
              Senso di colpa signori e signore
              Mi sono reso conto
              Vorrei dire di quanto sono stato stronzo
              Ma è una parola troppo leggera
              Come la brezza la sera
              Invece quello che ho fatto
              È davvero un grande misfatto
              Atto, intollerabile e imperdonabile
              Non chiedo nemmeno perdono
              Abbasso il capo in lacrime

              Ora io chiedo del tempo
              Perché mosso da tormento, sgomento
              Vorrei chiedere scusa
              Alla mia musa, di questa canzone
              Luci per favore
              Lo sai mi dispiace,
              questa scusa per quanto audace
              ed io immeritevole
              arrivo qui supplichevole
              e con tono arrendevole
              ti chiedo in ginocchio
              scusa mentre piango lacrime da pinocchio.
              Roberto Grasso
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                Filastrocca improvvisata

                Piacere my lord
                Pubblico e signora,
                Io sono un pover'uomo
                Che umilmente lavora
                Per il vostro diletto
                Non quello del letto
                Non si sa mai che il signore
                Prenda un granchio per errore

                Ebbene questa sera sarò il vostro buffone
                Giullare di questa corte
                Per felicità d'ogni beone
                Posso narrarvi avventure di un'umile straccione
                Di un giovane cavaliere lottare contro un grifone,
                Drago o leone,
                Creatura impellicciata,
                Dallo sguardo cupo,
                Dalla gola infuocata.
                Posso narrarle
                Le avventure dell'Antigone,
                Di Teseo, della Gorgone
                Medusa o di Tifone;
                Potrei semplicemente
                Suscitarle ilarità
                Facendo qualche battuta
                Di opportunità,
                Magari puntando sulla volgarità
                -Son sicuro che sua altezza
                qualcuna ne gradirà-
                Magari su sua santità
                Dicendo qualche impurità.
                Son in grado d'esibirmi
                facendo capriole e piroette
                vi prego di non ammonirmi
                se corteggio le giovinette
                alludendo con canzonette
                prendendo note un po' stonate
                alle mie focose notti
                con giovani fidanzate.
                Io son un acrobata
                mi definirei quasi un'artista
                ottimo oratore se non perito linguista
                dall'ottima vista
                e abilità letterale
                ero giornalista
                per la rivista nazionale
                feci un intervista
                a sua sanità papale
                lo colsi di sorpresa e papale papale
                gli chiesi se potessi pubblicarla sul giornale.
                Dicevamo o divino
                Mio egregio padrone
                Mi faccia il contentino
                Di ascoltare di Giasone
                E dei suoi argonauti
                Le gesta che vi narro
                Son sicuro però
                Che sa già di che parlo

                Ora che ho rubato
                La vostra attenzione
                Il mio piano vi rivelo
                O povero minchione
                Mentre ascoltavate
                Le vanvere d'un caciarone
                Un mio complice s'è occupato del malloppone
                E come un pecorone
                Voi m'avete ascoltato
                Mentre l'intero Decamerone
                V'ho 'rmai decantato
                Come il povero Nerone
                son stato ingiustamente bistrattato
                e questa è la mia vendetta
                ditemi: v'ho beffato?
                E ora il suo giullare
                Si leva dagli impicci
                Saluti alla signora
                Al signore e ai bambocci.
                Roberto Grasso
                Composta venerdì 26 novembre 2010
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