Poesie di Roberto Ceccacci

Nato (Italia)
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Scritta da: R. C.

L'amazzone

Solo, mi abbandonai al declino interiore,
Mi guardai indietro e
Trovai conforto nel calore dei ricordi,
mi scaldai di quei momenti passati con mia madre,
Delle lunghe interminabili malattie dell'infanzia
tra le sue coccole e le sue carezze.
Al mattino mi svegliava con un bacio sulla fronte,
mi ricordava che era diventato giorno
e sentivo l'odore della prima colazione
mentre lei canticchiava un motivetto allegro
prima di ripresentarsi per darmi il consueto pizzicotto sulle guance.

Una mano sulla spalla mi destò da quel torpore,
Era uno dei miei fratelli,
che con gli occhi gonfi di lacrime mi guardava,
Cercai il solito coraggio e affrontai il destino.
Entrai e la vidi lì distesa serena,
come sempre aveva sperato,
come sempre l'avevo vista.
Nulla era cambiato,
se non il fatto che ora era libera per sempre,
Sola, per tutta la sua vita,
Come un'amazzone
aveva combattuto mille battaglie ed ora,
Finalmente, deponeva le armi.
Mi rivolsi a lei con lo sguardo, mi guardò,
Accennò un sorriso, le presi le mani,
Mi avvicinai alle sue labbra e disse: ora vado serena.
Fu l'ultima volta che la sentii parlare,
La guerra era finita.
Aveva vinto un'altra volta,
perché tornava dal suo grande amore,
Mio padre.
Roberto Ceccacci
Composta domenica 1 dicembre 2013
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    Scritta da: R. C.

    Incontro con i re del passato

    Quel pomeriggio sulla spiaggia
    Passeggiavo con mio figlio
    Che piroettava sulla sabbia.
    Il vento caldo marino profumato
    Copriva le parole consigliandoci il silenzio

    Non so perché, ma mi sentivo bene
    Sembrava che quel posto fosse mio.
    La mia mano si riempì di quelle piccole dita,
    Mi tirarono in basso e mi voltai,
    Vidi i suoi occhi grandi impauriti,
    Allora lo tirai su.

    Il mare riversava le sue onde rumorose
    Ed il vento vibrava la sua canzone
    L'acqua sapida e tiepida ci raggiungeva sollevandosi nell'aria.
    Mio figlio mi cinse il collo col suo braccino
    Gli indicai allora un punto lontano
    Dove una vela stava scivolando all'orizzonte.

    Mi chiese dove andasse e perché,
    Io mi sentii sicuro e gli dissi che si
    Svolgeva ora una battaglia
    e che quello era un nostro cavaliere.
    Rimase sorpreso e mi chiese altro,
    Lo guardai negli occhi, come un vecchio può fare con un giovane e
    Senza nemmeno saperlo scrissi il suo destino.

    Gli dissi che ero re e che quella terra era la nostra terra,
    che quel cavaliere stava difendendo il nostro paese
    e che un giorno anche lui avrebbe avuto dei soldati.
    Mi abbracciò,
    appoggiò la sua testa sulla mia spalla
    e mi sussurrò: ti voglio bene papà.
    Roberto Ceccacci
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      Scritta da: R. C.

      Chi mi scriveva ero io

      Avevo bisogno di te amico mio,
      di neve e di pioggia stavo soffocando
      perché per me non esiste dio e
      la mia vita era diretta allo sbando

      La leggerezza altrui mi insidia e intristisce,
      è il mondo lì fuori che mi sembra nero,
      nella morte e nel dolore impazzisce
      la muta insostenibile ricerca del vero.

      Siamo così diversi, mio vecchio amico.
      Di dolore, d'amore e di pensiero,
      comunque una cosa te la dico:
      ho seguito nella vita il tuo sentiero.

      Mi viene in mente ora la tua ombra,
      presente in ogni tempo da che esisto,
      fin da bambino e fin sulla tomba
      mi inseguirai così come previsto.

      Allora mi chiederò se è vero
      Che per tutto questo tempo ho immaginato
      Di essere io quel soggetto in nero
      Che dall'infanzia mi sono raccontato.
      Roberto Ceccacci
      Composta giovedì 19 agosto 2010
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