Poesie di Rabindranath Tagore

Poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo, nato lunedì 6 maggio 1861 a Calcutta (India), morto giovedì 7 agosto 1941 a Calcutta (India)
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Da dove sono venuto?
Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo
e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore, bambino mio,
tu eri il suo desiderio.

Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.

Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso,
l'onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.

E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato
il tesoro del mondo nelle mie esili braccia?
Rabindranath Tagore
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    Scritta da: Gabriella Stigliano
    Al mattino gettai la mia rete nel mare.
    Trassi dall'oscuro abisso cose di strano
    aspetto e di strana bellezza -
    alcune brillavano come un sorriso,
    alcune luccicavano come lacrime,
    e alcune erano rosee
    come le guance d'una sposa.
    Quando, alla fine del giorno,
    tornai a casa con il mio bottino,
    il mio amore sedeva nel giardino
    sfogliando oziosamente un fiore.
    Esitante deposi ai, suoi piedi
    tutto quello che avevo pescato.

    Lei guardò distrattamente e disse:
    "Che strani oggetti sono questi?
    Non capisco a che possano servire".
    Chinai il capo, vergognoso, pensando:
    "Non ho lottato per conquistarli,
    non li ho comperati al mercato;
    non sono doni degni di lei".
    E per tutta la notte li gettai
    a uno a uno sulla strada.
    Al mattino vennero dei viaggiatori;
    li raccolsero e li portarono
    in paesi lontani.
    Rabindranath Tagore
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      Scritta da: Gabriella Stigliano
      Destandomi all'alba ho trovato la sua lettera.
      Non so che dica, perché leggere non so.
      Lascerò il savio, solo cò suoi libri, senza
      turbarlo: chi sa mai s'egli possa leggervi dentro?

      Io me la vò posare sulla fronte, io me
      la vò premere sul cuore.
      Quando la notte placida s'inoltr e sorgano
      le stelle ad una ad una, io me la spiegherò
      sul grembo, e rimarrò in silenzio.
      Ad alta voce me la leggeranno stormendo le foglie,
      me la intonerà la correntìa
      del torrente, e le sette stelle veggenti me
      la canteranno dal cielo.

      Non riesco a trovare quel che cerco;
      non posso comprendere ciò che sapere vorrei;
      ma questo messaggio non letto mi ha già reso
      più lieve ed ha cambiato in cantici i miei pensieri.
      Rabindranath Tagore
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        Scritta da: Gabriella Stigliano
        Non so come tu canti, mio signore!
        Sempre ti ascolto
        in silenzioso stupore.
        La luce della tua musica
        illumina il mondo.
        Il soffio della tua musica
        corre da cielo a cielo.
        L'onda sacra della tua musica
        irrompe tra gli ostacoli pietrosi
        e scorre impetuosa in avanti.

        Il cuore anela di unirsi al tuo canto,
        ma invano cerco una voce.
        Vorrei parlare, ma le mie parole
        non si fondono in canti
        e impotente grido.
        Hai fatto prigioniero il mio cuore
        nelle infinite reti
        della tua musica.
        Rabindranath Tagore
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          Scritta da: Gabriella Stigliano
          Il mio canto ha deposto ogni artificio.
          Non sfoggia splendide vesti
          né ornamenti fastosi:
          non farebbero che separarci
          l'uno dall'altro, e il loro clamore
          coprirebbe quello che sussurri.

          La mia vanità di poeta
          alla tua vista muore di vergogna.
          O sommo poeta,
          mi sono seduto ai tuoi piedi.
          Voglio rendere semplice e schietta
          tutta la mia vita,
          come un flauto di canna
          che tu possa riempire di musica.
          Rabindranath Tagore
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            Scritta da: Gabriella Stigliano
            Quando a notte vado sola al mio convegno d'amore,
            gli uccelli non cantano, il vento non soffia,
            le case ai lati della strada sono silenziose.
            Sono i miei bracciali che risuonano a ogni passo,
            e io sono piena di vergogna.

            Quando siedo al balcone e ascolto per sentire
            i suoi passi, le foglie non stormiscono sui rami,
            e l'acqua del fiume è immobile come la spada
            sulle ginocchia d'una sentinella addormentata.
            È il mio cuore che batte selvaggiamente -
            e non so come acquietarlo.

            Quando il mio amore viene e si siede al mio fianco,
            quando il mio corpo trema e le palpebre s'abbassano,
            la notte s'oscura, il vento spegne la lampada,
            e le nuvole stendono veli sopra le stelle.
            È il gioiello al mio petto che brilla e risplende.
            E non so come nasconderlo.
            Rabindranath Tagore
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              Sono irrequieto.
              Sono assetato di cose lontane.
              La mia anima esce anelando
              di toccare l'orlo
              dell'oscura lontananza.
              O Grande Aldilà,
              oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
              Dimentico, sempre dimentico,
              che non ho ali per volare.
              Sono impaziente e insonne,
              sono straniero in una terra straniera.
              Il tuo alito mi giunge sussurrando
              una impossibile speranza.
              Il mio cuore comprende il tuo linguaggio
              come fosse lo stesso ch'egli parla.
              O Lontano-da-cercare,
              oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
              Dimentico, sempre dimentico,
              che non conosco la strada,
              che non ho il cavallo alato.
              Non c'è nulla che desti il mio interesse,
              sono un vagabondo nel mio cuore.
              Nella nebbia assolata delle languide ore,
              quale visione grandiosa
              prende forma nell'azzurro dei cielo!
              O Meta Lontanissima,
              oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
              Dimentico, sempre dimentico,
              che tutti i cancelli sono chiusi
              nella casa dove vivo solitario!
              Rabindranath Tagore
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                Scritta da: Gabriella Stigliano

                Non mi accorsi del momento

                Non mi accorsi del momento in cui varcai
                per la prima volta la soglia
                di questa vita
                Quale fu la potenza che mi schiuse
                in questo vasto mistero
                come sboccia un fiore
                in una foresta a mezzanotte?
                Quando al mattino guardai la luce,
                subito sentii che non ero
                uno straniero in questo mondo,
                che l'inscrutabile, senza nome e forma
                mi aveva preso tra le sue braccia
                sotto l'aspetto di mia madre.
                Così, nella morte, lo stesso sconosciuto
                m'apparirà come sempre a me noto.
                e poiché amo questa vita
                so che amerò anche in morte.
                Rabindranath Tagore
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