Poesie di Marina Ivanovna Cvetaeva

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Il poeta. 2.

Ci sono al mondo i superflui, gli aggiunti,
non registrati nell'ambito della visuale.
(Che non figurano nei vostri manuali,
per cui una fossa da scarico è la casa).

Ci sono al mondo i vuoti, i presi a spintoni,
quelli che restano muti: letame,
chiodo per il vostro orlo di seta!
Ne ha ribrezzo il fango sotto le ruote!

Ci sono al mondo gli apparenti - invisibili,
(il segno: màcula da lebbrosario)!
ci sono al mondo i Giobbe, che Giobbe
invidierebbe se non fosse che:

noi siamo i poeti - e rimiamo con i paria,
ma, straripando dalle rive,
noi contestiamo Dio alle Dee
e la vergine agli Dei!
Marina Ivanovna Cvetaeva
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    Versi a Blok. 1.

    Il tuo nome è una rondine nella mano,
    il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.
    Un solo unico movimento delle labbra.
    Il tuo nome sono cinque lettere.
    Una pallina afferrata al volo,
    un sonaglio d'argento nella bocca.

    Un sasso gettato in un quieto stagno
    singhiozza come il tuo nome suona.
    Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni
    il tuo nome rumoroso rimbomba.
    E ce lo nomina lo scatto sonoro
    del grilletto contro la tempia.

    Il tuo nome - ah, non si può! -
    il tuo nome è un bacio sugli occhi,
    sul tenero freddo delle palpebre immobili.
    Il tuo nome è un bacio dato alla neve.
    Un sorso di fonte, gelato, turchino.
    Con il tuo nome il sonno è profondo.
    Marina Ivanovna Cvetaeva
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      Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
      sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
      Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
      sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
      sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
      E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.
      Marina Ivanovna Cvetaeva
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        Superficialità! – Caro peccato,
        Compagna mia e nemica mia carissima!
        Tu versasti il sorriso nei miei occhi,
        E la mazurka in tutte le mie vene.

        Da te ho imparato a non tener l'anello,
        Non m'avrebbe la vita presa in sposa!
        A cominciare a caso, dalla fine,
        E a finire però sempre daccapo.
        A essere fuscello, e essere acciaio,
        In questa vita, in cui si può sì poco...
        A scioglier la tristezza con la cioccolata,
        E a sorridere in viso a chiunque passa!
        Marina Ivanovna Cvetaeva
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          Versi per la Cecoslovacchia. Marzo. 8.

          O lacrime agli occhi!
          Pianto d'ira e d'amore!
          O Boemia in lacrime!
          Spagna nel sangue!

          O nera montagna
          che ha tolto ogni luce!
          È tempo - è tempo - è tempo
          di ridare il biglietto al Creatore.

          Mi rifiuto - di esistere.
          Nel bailamme dei non-uomini
          mi rifiuto - di vivere.
          Coi lupi nelle piazze

          mi rifiuto - di ululare.
          Con gli squali delle distese
          mi rifiuto di nuotare -
          giù - nella corrente delle schiene.

          Non ho bisogno di cavità
          auricolari, né di occhi che vedono.
          Al tuo mondo dissennato
          una sola risposta - il rifiuto.
          Marina Ivanovna Cvetaeva
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            Ti ho versato nel bicchiere
            una manciata di capelli bruciati,
            perché tu non mangi, non canti,
            non beva, non dorma.
            Perché la giovinezza non ti sia gioia,
            perché lo zucchero non ti sia dolce.
            Perché tu non te la intenda nel buio della notte
            con la giovane moglie.
            Come i capelli tuoi d'oro
            sono divenuti cenere grigia,
            così gli anni miei giovani
            diventeranno bianco inverno.
            Perché tu diventi cieco-sordo,
            perché ti dissecchi come il muschio,
            perché ti dilegui come un sospiro.
            Marina Ivanovna Cvetaeva
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