Le migliori poesie di Jacques Prévert

Poeta e sceneggiatore, nato domenica 4 febbraio 1900 a Neuilly-sur-Seine (Francia), morto lunedì 11 aprile 1977 a Omonville-la-Petite (Francia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Umorismo.

Scritta da: Edoardo Grimoldi

L'organo di Barberia

Moi je joue du piano
disait l'un
moi je joue du violon
disait l'autre
moi de la harpe moi du banjo
moi du violoncelle
moi du biniou... moi de la flûte
et moi de la crécelle.
Et les uns et les autres parlaient parlaient
parlaient de ce qu'ils jouaient
On n'entendait pas la musique
tout le monde parlait
parlait parlait
personne ne jouait
mais dans un coin un homme se taisait:
"Et de quel instrument jouez-vous Monsieur
qui vous taisez et qui ne dites rien?"
lui demandèrent les musiciens
"Moi je joue de l'orgue de Barbarie
et je joue du couteau aussi"
dit l'homme qui jusqu'ici
n'avait absolument rien dit
et puis il s'avança le couteau à la main
et il tua tous les musiciens
et il joua de l'orgue de Barbarie
et sa musique était si vraie
et si vivante et si jolie
que la petite fille du maître de la maison
sortit de dessous le piano
où elle était couchée
endormie par ennui
et elle dit:
"Moi je jouais au cerceau
à la balle au chasseur
je jouais à la marelle
je jouais avec un seau
je jouais avec une pelle
je jouais au papa et à la maman
je jouais à chat perché
je jouais avec mes poupées
je jouais avec une ombrelle
je jouais avec mon petit frère
avec ma petite soeur
je jouais au gendarme
et au voleur
mais c'est fini fini fini
je veux jouer à l'assassin
je veux jouer de l'orgue de Barbarie."
Et l'homme prit la petite fille par la main
et ils s'en allèrent dans les villes
dans les maisons dans les jardins
et puis ils tuèrent le plus de monde possible
après quoi ils se marièrent
et ils eurent beaucoup d'enfants.
Mais
l'aînè apprit le piano
le second le violon
le troisième la harpe
le quatrième la crécelle
le cinquième le violoncelle
et puis ils se mirent à parler parler
parler parler parler
on n'entendit plus la musique
et tout fut à recommencer!

Io suono il piano
uno diceva
E io il violino
l'altro diceva
Io l'arpa io il banjo
io il violoncello
io il flauto... io cornamusa...
io raganella...
Gli uni e gli altri parlavano parlavano
parlavano di quello che suonavano.
Non si sentiva musica
tutti quanti parlavano
più nessuno suonava
ma in un angolo un uomo stava zitto:
"E voi mio signore che strumento suonate
voi che state lì zitto e non parlate?"
"Io suono l'organo di Barberia
e me la cavo col coltello"
disse l'uomo che fino a quel momento non aveva fiatato
e poi si fece avanti con il coltello in mano
e ammazzò tutti i musicanti
e suonò l'organo di Barberia
e così vera musica era la sua
e così viva e bella
che la bambinetta del padrone di casa
uscì da sotto il piano
dove per noia giaceva addormentata
e disse:
"io giocavo col cerchio
a palla prigioniera
giocavo al mondo
giocavo col secchiello e la paletta
giocavo ai genitori
giocavo a nascondino
giocavo con la bambola
giocavo con l'ombrello
con il mio fratellino
con la mia sorellina
giocavo a guardia e ladro
ma adesso basta! Adesso basta!
Adesso voglio giocare all'assassino
adesso voglio suonare l'organo di Barberia."
E l'uomo prese per mano la bambina
e andarono per case
per città per giardini
ammazzando tutta la gente che potevano ammazzare
dopodiché si sposarono
e fecero tanti bambini
senonché
il primo studiò piano
il secondo violino
il terzo arpa
il quarto raganella
il quinto violoncello
e poi cominciarono a parlare a parlare
la musica non si sentiva più
e tutto questo andò a ricominciare!
Jacques Prévert
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    Brutta serata

    L'uomo è la
    contro un muro
    vicino a un armadio
    sul tavolo c'è un portacenere
    l'omo è là
    e c'è contro di lui la sofferenza
    l'angoscia
    c'è anche una donna
    che è là
    gli amici se ne sono andati
    altre donne se ne sono andate
    un gatto
    contraddizioni come zanzare
    e fa una strana faccia
    l'uomo che guarda la donna che lo guarda
    sa certe cose
    indovina
    e dice
    eccoci qua
    sto per soffrire terribilmente
    non c'è niente da fare
    è cotto
    sorride
    ma ha almeno 250 di febbre
    un dolore da bambino
    come un maneggio
    con gli anelli da infilare a ogni curva
    senza riuscirci
    un dolore d'uomo
    cupo paesaggio
    cose già viste
    e che ritornano dicendo
    non è lo stesso
    è molto meglio
    orchestra singhiozzi
    fantasmi con la faccia di cuore
    sorridenti certezze d'infelicità
    lamenti
    deliziosi sorrisi
    bisturi...
    dolore d'uomo
    irrisoria romanza sanguinante
    storie di calendario
    velocità degli anni
    cognome Dicembre
    nome Giovedì
    matricola 23
    l'anno scorso
    quest'anno
    l'anno venturo
    e l'uomo si dice
    quando si ha mal di denti
    si va dal dentista
    per i piedi c'è il pédicure
    contro l'angoscia e la sofferenza
    che posso fare
    sono ancora una volta
    del tutto perduto...
    ancora una volta mi porto dietro
    qualcuno nella mia caduta
    ecco che torna la nebbia l'amore gli uccelli della felicità
    che nebbia schifosa
    e che schifosi uccelli
    grandi volatili sentimentali
    uccelli dallo sguardo piangente
    andate a picchiare nel muro
    battete le ali
    picchiate contro i mobili
    sudici uccelli di polvere
    cantate falsi la canzone stonata
    falsi volate
    piangete falsi
    impagliati
    automi
    antiquari
    colombi da cartolina
    uccelli con la faccia da ubriacone
    avete nel becco di cartone
    la lettera anonima dell'amore
    uccelli di tutti i paesi
    uccelli di tutti i rami di tutti gli alberi di tutti i paesi
    usignoli de Giappone
    unitevi
    uccelli del paradiso
    uccelli mosca
    uccelli rapaci
    pellicani
    pinguini
    passerotti
    unitevi
    pavoni gridate come pavoni
    uccelli cantate a squarciagola in tutto il mondo
    aquile marine gridate da aquile marine
    e tu bozzagro
    fai il verso del bozzagro
    usignolo
    l'uomo ti ha cavato gli occhi
    perché tu canti meglio
    ma questo ci apre gli occhi
    l'uomo è un bel coglione
    con la sua bella cartolina in mano
    l'uomo che recita il suo monologo da piccione
    amore sempre
    lo stesso amore
    l'uomo che vuole vedere vecchio l'amore
    uccelli migratori
    fermate i vostri viaggi
    uccelli blu
    cucù
    gridate cucù
    gridate a squarciagola
    unitevi
    il mondo deve sapere
    che l'amore non deve più
    l'amore possedere
    fermate i simulacri
    uccelli notturni
    uccelli diurni
    un uccello non appartiene a un altro uccello
    la donna non appartiene all'uomo
    né l'uomo alla donna
    cucù gridate a squarciagola e dite
    mescolate le uova
    cambiate nido
    fuori la testa dalla sabbia struzzi
    dite quel che avete da dire
    l'uomo
    gli uomini non hanno l'aria
    di voler smettere di soffrire
    e io sono uno di loro
    gli uomini non hanno l'aria
    di voler smettere di far soffrire
    ma che cos'ha dunque nel corpo
    tutta questa gente...

    Nel fondo
    tutto ciò che racconto
    uccelli che non mi sentite
    è per passare il tempo
    per nascondermi un po'
    e l'uomo continua vicino al suo armadio
    silenzioso
    lancia ridicoli appelli
    grida aiuto senza parlare
    ha pensato uccello
    s'aggrappa agli uccelli
    se avesse pensato sedia supplicherebbe i mobili
    tocca gli oggetti
    li accarezza
    la scatola dei fiammiferi
    il portacenere
    perde la bussola
    perde la testa
    la sofferenza è pronta
    sta per annegarlo...
    si è fatta molto bella
    per venire a cercarlo
    ha la faccia della giovinezza
    e piccolissimi piedi
    e anche lei soffre
    si lamenta...
    ed è un lamento vero
    ma è stato imparato
    e c'è qualcosa che zoppica in quel lamento
    l'uomo si aggrappa ai mobili
    la sofferenza si attacca a lui e ride
    immediatamente subito
    l'uomo per farla tacere
    cerca di farla soffrire...
    Jacques Prévert
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