Scritta da: Silvana Stremiz

Anniversario (1891)

Già li vedevo gli occhi tuoi, soavi
seguirmi sempre per il mio cammino,
chinarsi mesti sul mio capo chino,
volgersi, al mio dubbiar, dubbiosi e gravi.
Come col dolor tuo mi consolavi,
come, o cuore vivente oltre il destino!
Come al tuo collo ti tornai bambino
piangendo il pianto che su me versavi!
Or che rivivo alfine, or che trovai
ah! Le due parti del tuo cuore infranto,
ora quell'occhio più che mai materno...
No: tu con gli altri, al freddo, all'acqua, stai,
con gli altri solitari in camposanto,
in questa sera torbida d'inverno.
Giovanni Pascoli
dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz

    Arano

    Al campo, dove roggio nel filare
    qualche pampano brilla, e dalle fratte
    sembra la nebbia mattinal fumare,
    arano: a lente grida, uno le lente
    vacche spinge; altri semina; un ribatte
    le porche con sua marra paziente;
    ché il passero saputo in cor già gode,
    e il tutto spia dai rami irti del moro;
    e il pettirosso: nelle siepi s'ode
    il suo sottil tintinnio come d'oro.
    Giovanni Pascoli
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      L'assiuolo

      Dov'era la luna? Ché il cielo
      notava in un'alba di perla,
      ed ergersi il mandorlo e il melo
      parevano a meglio vederla.
      Venivano soffi di lampi
      da un nero di nubi laggiù:
      veniva una voce dai campi:
      chiù...
      Le stelle lucevano rare
      tra mezzo alla nebbia di latte:
      sentivo il cullare del mare,
      sentivo un fru fru tra le fratte;
      sentivo nel cuore un sussulto,
      com'eco d'un grido che fu.
      Sonava lontano il singulto:
      chiù...
      Su tutte le lucide vette
      tremava un sospiro di vento;
      squassavano le cavallette
      finissimi sistri d'argento
      (tintinni a invisibili porte
      che forse non s'aprono più?... );
      e c'era quel pianto di morte...
      chiù...
      Giovanni Pascoli
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il sole e la lucerna

        In mezzo ad uno scampanare fioco
        sorse e batté su taciturne case
        il sole, e trasse d'ogni vetro il fuoco.
        C'era ad un vetro tuttavia, rossastro
        un lumicino. Ed ecco il sol lo invase,
        lo travolse in un gran folgorìo d'astro.
        E disse, il sole: - Atomo fumido! Io
        guardo, e tu fosti. - A lui l'umile fiamma:
        - Ma questa notte tu non c'eri, o dio;
        e un malatino vide la sua mamma
        alla mia luce, fin che tu sei sorto.
        Oh! grande sei, ma non ti vede: è morto! -
        E poi, guizzando appena:
        - Chiedeva te! Che tosse!
        Voleva te! Che pena!
        Tu ricordavi al cuore
        suo le farfalle rosse
        su le ginestre in fiore!
        Io stavo lì da parte...
        gli rammentavo sere
        lunghe di veglia e carte
        piene di righe nere!
        Stavo velata e trista,
        per fargli il ben non vista. -.
        Giovanni Pascoli
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          Patria

          Sogno d'un dì d'estate.
          Quanto scampanellare
          tremulo di cicale!
          Stridule pel filare
          moveva il maestrale
          le foglie accartocciate.
          Scendea tra gli olmi il sole
          in fascie polverose;
          erano in ciel due sole
          nuvole, tenui, róse:
          due bianche spennellate
          in tutto il ciel turchino.
          Siepi di melograno,
          fratte di tamerice,
          il palpito lontano
          d'una trebbiatrice,
          l'angelus argentino...
          dov'ero? Le campane
          mi dissero dov'ero,
          piangendo, mentre un cane
          latrava al forestiero,
          che andava a capo chino.
          Giovanni Pascoli
          dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il Cavallino

            O bel clivo fiorito Cavallino
            ch'io varcai cò leggiadri eguali a schiera
            al mio bel tempo; chi sa dir se l'era
            d'olmo la tua parlante ombra o di pino?
            Era busso ricciuto o biancospino,
            da cui dorata trasparia la sera?
            C'è un campanile tra una selva nera,
            che canta, bianco, l'inno mattutino?
            Non so: ché quando a te s'appressa il vano
            desìo, per entro il cielo fuggitivo
            te vedo incerta vision fluire.
            So ch'or sembri il paese allor lontano
            lontano, che dal tuo fiorito clivo
            io rimirai nel limpido avvenire.
            Giovanni Pascoli
            dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              Alba festiva

              Che hanno le campane,
              che squillano vicine,
              che ronzano lontane?
              È un inno senza fine,
              or d'oro, ora d'argento,
              nell'ombre mattutine.
              Con un dondolìo lento
              implori, o voce d'oro,
              nel cielo sonnolento.
              Tra il cantico sonoro
              il tuo tintinno squilla,
              voce argentina - Adoro,
              adoro - Dilla, dilla,
              la nota d'oro - L'onda
              pende dal ciel, tranquilla.
              Ma voce più profonda
              sotto l'amor rimbomba,
              par che al desìo risponda:
              la voce della tomba.
              Giovanni Pascoli
              dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz

                Dalla spiaggia

                C'è sopra il mare tutto abbonacciato
                il tremolare quasi d'una maglia:
                in fondo in fondo un ermo colonnato,
                nivee colonne d'un candor che abbaglia:
                una rovina bianca e solitaria,
                là dove azzurra è l'acqua come l'aria:
                il mare nella calma dell'estate
                ne canta tra le sue larghe sorsate.
                O bianco tempio che credei vedere
                nel chiaro giorno, dove sei vanito?
                Due barche stanno immobilmente nere,
                due barche in panna in mezzo all'infinito.
                E le due barche sembrano due bare
                smarrite in mezzo all'infinito mare;
                e piano il mare scivola alla riva
                e ne sospira nella calma estiva.
                Giovanni Pascoli
                dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Il fiume

                  Fiume che là specchiasti un casolare
                  cò suoi rossi garofani, qua mura
                  d'erme castella, e tremula verzura;
                  eccoti giunto al fragoroso mare:
                  ed ecco i flutti verso te balzare
                  su dall'interminabile pianura,
                  in larghe file; e nella riva oscura
                  questa si frange, e quella in alto appare;
                  tituba e croscia. E là, donde tu lieto,
                  di sasso in sasso, al piè d'una betulla,
                  sgorghi sonoro tra le brevi sponde;
                  a un po' d'auretta scricchiola il canneto,
                  fruscia il castagno, e forse una fanciulla
                  sogna a quell'ombre, al mormorìo dell'onde.
                  Giovanni Pascoli
                  dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Canzone d'Aprile

                    Fantasma tu giungi,
                    tu parti mistero.
                    Venisti, o di lungi?
                    Ché lega già il pero,
                    fiorisce il cotogno
                    laggiù.
                    Di cincie e fringuelli
                    risuona la ripa.
                    Sei tu tra gli ornelli,
                    sei tu tra la stipa?
                    Ombra! Anima! Sogno!
                    Sei tu...?
                    Ogni anno a te grido
                    con palpito nuovo.
                    Tu giungi: sorrido;
                    tu parti: mi trovo
                    due lagrime amare
                    di più.
                    Quest'anno... oh! Quest'anno,
                    la gioia vien teco:
                    già l'odo, o m'inganno,
                    quell'eco dell'eco;
                    già t'odo cantare
                    Cu... cu.
                    Giovanni Pascoli
                    dal libro "Myricae" di Giovanni Pascoli
                    Vota la poesia: Commenta