Le migliori poesie di Francesca Zangrandi

Studentessa, nato lunedì 11 marzo 1991 a Merano (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Francesca Zangrandi
Un giorno un bimbo vide un vecchio pieno di catene che sorrideva e dunque disse:
"Ma perché ridi se sei imprigionato?"
Il vecchio "Cosa ti fa credere che lo sia?" "Beh, le tue catene"
"Figliolo... non sono le catene a rendere prigionieri, io, in realtà, sono più libero di te".
Il bimbo rise "No, io sono libero".
Il vecchio mosse il capo "Te ne andresti via di casa per andare chissà dove?" Il bimbo ci pensò "No" "Perché?"
"Perché ho la mamma e il papi" Il vecchio "Vuoi tanto bene alla mamma e il papi?" Il bimbo "Sì, tanto".
Il vecchio sorrise di un sorriso triste
"Beh, io sono andato via di casa e ho perso tutte le persone care e ora mi sono incatenato per sentirmi prigioniero, perché la tua libertà...
bimbo... quella che credi che lo sia, è solo una catena invisibile che ti lega alle cose più belle di questo mondo.
E quando le perdi, come è successo a me, cerchi un modo per sentirti come prima;
perché senza catene sei solo libero di ucciderti."
Francesca Zangrandi
Composta mercoledì 16 dicembre 2009
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    Scritta da: Francesca Zangrandi
    Stanotte ho fatto un sogno.
    Ho sognato che mio nonno era in ospedale.
    Io ero andata a trovarlo.
    Lui vedendomi si è alzato e mi ha presa in braccio.

    Oggi sono entrata in camera mia.
    La ho osservata.
    Intorno a me c'erano i miei disegni attaccati sul muro.
    Per anni quei disegni hanno descritto la mia vita.
    Per anni hanno contenuto il mio sangue, il mio passato.
    Per anni hanno parlato per me, hanno dato voce al mio silenzio.
    Oggi ho staccato tutti i miei disegni da quei muri.

    Ho subito scritto un messaggio alla mia migliore amica dicendo che avevo tolto tutti i disegni e che mi sentivo libera.
    Lei mi ha chiesto perché lo ho fatto...
    e io le ho risposto:
    "Era il momento... Mio nonno mi ha presa in braccio".
    Francesca Zangrandi
    Composta lunedì 10 maggio 2010
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      Scritta da: Francesca Zangrandi
      Esiste un gioco, un gioco le cui regole sono strane.
      Ogni giocatore ha un cuore e sette pugnali.
      I giocatori sono due e si incontrano una volta ogni tanto.
      Quando si vedono hanno tutto il tempo che vogliono per fare quello che vogliono.
      Questi devono decidere se pugnalare il proprio cuore o quello dell'altro.
      Ah, i due si vogliono bene.
      Esiste un gioco, un gioco fatto di sangue e dove esce vincitore chi dimentica l'altra persona.
      Io sto facendo questo gioco con la persona che ho amato e che mi ha voluto bene.
      Io non so come andrà a finire,
      ma so che nel mio cuore ci sono 13 pugnali...
      ne manca ancora uno.
      Francesca Zangrandi
      Composta lunedì 1 febbraio 2010
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        Scritta da: Francesca Zangrandi
        Sono stanca...
        Pensavo di averti dimenticato.
        Pensavo che non pensandoti, che non dandoti spazio nelle mie giornate non ti avrei pianto.
        Pensavo che facendomi un piercing mi tornasse quella voglia di vivere, di scherzare con le amiche, di divertirmi.
        Pensavo che lasciandoti un ultimo messaggio sarebbe finita là.
        Speravo che dopo tutto quello che ho avuto, sarebbe andato tutto bene, che mi ero costruita una corazza dura.
        Ma non è così!
        Non ti ho dimenticato,
        cerco troppe volte di non cadere nei ricordi che prepotenti invadono il mio essere.
        Di non guardare le tue foto, di non ascoltare la gente quando mi parla di te...
        e molte volte non ci riesco.
        Non riesco nemmeno a vedere le persone intorno a me, non capisco quel'è il loro ruolo e qual è il mio.
        Non sento più nessuno nemmeno me stessa.
        Non voglio nessuno,
        non voglio più parlare, sono stanca di parlare...
        voglio scrivere, voglio che sia la mia passione a farmi vivere,
        a starmi vicina...

        Sono stanca...

        Non ti cerco.
        Non ti voglio
        ma purtroppo ti amo.
        Quel amore che ho già provato
        e che già una volta mi ha fatta soccombere.
        Francesca Zangrandi
        Composta lunedì 8 marzo 2010
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          Scritta da: Francesca Zangrandi
          La nostra vita è fatta di ruoli e di attese.
          C'è il ruolo di figlia, che può essere quello di una figlia brava o ribelle, con l'attesa di divenire adulta.
          C'è il ruolo della studentessa, modello o menefreghista, con l'attesa di capire la propria strada.
          C'è il ruolo della madre in fila a fare la spesa, di fretta e stressata o rilassata e spensierata, con l'attesa di arrivare alla cassa e pagare.
          Siamo ruoli che si susseguono con attese complessivamente più lunghe della nostra vita.
          Ma il ruolo più brutto e l'attesa più brutta è quando non sai come andrà a finire la vita di una persona a te cara.
          Il mio ruolo è quello di una nipote spaventata e la mia attesa è quella di una bambina che chiede risposte e non ne ha.
          I miei ruoli variano dall'egoismo al vero e puro dispiacere, la mia attesa è un momento di beatitudine e di incertezze.
          La nostra vita è fatta di ruoli e di attese...
          e noi non possiamo far altro che interpretare il nostro ruolo e attendere.
          Francesca Zangrandi
          Composta lunedì 15 marzo 2010
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            Scritta da: Francesca Zangrandi
            Mi hai detto: "oltre ai sentimenti che provo per te non trovo un senso alla nostra storia".
            Ti dico io cosa aveva senso per me...
            Aveva senso aspettare che arrivasse il treno e avere il cuore in gola pensando che presto ti avrei visto.
            Aveva senso stare sul tuo balcone a parlare di questo mondo strano, a vedere che noi due ci capivamo.
            Aveva senso piangere tra le tue braccia e cercare di alleggerire le tue giornate.
            Aveva senso vederti guidare, studiare... dormire.
            Aveva senso il tuo modo di essere chiuso in te e le mie mille paranoie.
            Aveva un senso...
            Avevamo un senso, ma ora cosa ci rimane?
            Cosa mi rimane?
            Dimmelo tu.
            Spiegami perché mi hai lasciato solo quella frase.
            Francesca Zangrandi
            Composta venerdì 19 febbraio 2010
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