Le migliori poesie di Fernando Pessoa

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Scritta da: Silvana Stremiz

Autopsicografia

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
Fernando Pessoa
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    Scritta da: Ma Na
    Se io, ancor che nessuno,
    potessi avere sul volto
    quel lampo fugace
    che quegli alberi hanno,
    avrei quella gioia
    delle cose al di fuori,
    perché la gioia è dell'attimo;
    dispare col sole che gela.
    Qualunque cosa m'avrebbe meglio
    giovato della vita che vivo -
    vivere questa vita di estraneo
    che da lui, dal sole, mi era venuta!
    Viaggiare! Perdere paesi!
    Essere altro costantemente,
    non avere radici, per l'anima,
    da vivere soltanto di vedere!
    Neanche a me appartenere!
    Andare avanti, andare dietro
    l'assenza di avere un fine,
    e l'ansia di conseguirlo!
    Viaggiare così è viaggio.
    Ma lo faccio e non ho di mio
    più del sogno del passaggio.
    Il resto è solo terra e cielo.
    Fernando Pessoa
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Stanca essere

      Stanca essere, sentire duole, pensare distrugge.
      A noi estranea, in noi e fuori,
      precipita l'ora, e tutto in lei precipita.
      Inutilmente l'anima lo piange.

      A che serve? Che cos'è che deve servire?
      Pallido abbozzo lieve
      del sole d'inverno che sorride sul mio letto...
      Vago sussurro breve.

      Delle piccole voci con cui il mattino si sveglia,
      della futile promessa del giorno,
      morta sul nascere, nella speranza lontana e assurda
      in cui l'anima confida.
      Fernando Pessoa
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Demogorgone

        Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina.
        Una tristezza piena di terrore mi gela.
        Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.

        No, no, questo no!
        Tutto, salvo sapere cos'è il Mistero!
        Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate,
        non vi sollevate mai!
        Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!

        Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente!
        La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto,
        deve portare a una follia più grande degli spazi
        fra le anime e le stelle.

        No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente,
        proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente...
        Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi?
        Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
        Fernando Pessoa
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          Scritta da: Virgink

          Lisbon revisited (1926)

          Nulla mi lega a nulla.
          Voglio cinquanta cose allo stesso tempo.
          Bramo con un'angoscia di fame di carne
          quel che non so cosa sia -
          definitamente l'indefinito...
          Dormo irrequieto e vivo in un irrequieto sognare
          di chi dorme irrequieto, mezzo sognando.
          Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
          Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via.
          Non c'è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
          Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.
          Perfino i miei eserciti sognati sono stati sconfitti.
          Perfino i miei sogni si sono sentiti falsi nell'essere sognati.
          Perfino la vita solo desiderata mi stanca; perfino questa vita...
          Comprendo a intervalli sconnessi;
          scrivo a intervalli di stanchezza;
          e perfino un tedio del tedio mi getta sulla spiaggia.
          Non so quale destino o futuro compete alla mia angoscia disalberata;
          non so quali isole del Sud impossibile mi aspettano naufrago;
          o quali palmeti di letteratura mi daranno almeno un verso.
          No, non so né questo né altro né niente...
          E in fondo al mio spirito, dove sogno quel che sognai,
          nelle estreme pianure dell'anima, ove ricordo senza motivo
          (il passato è una nebbia naturale di lacrime false),
          nelle strade, nei sentieri di remote foreste
          ove ho supposto il mio essere,
          fuggono in rotta, ultimi resti
          dell'illusione finale,
          i miei sognati eserciti, sconfitti senza essere esistiti,
          le mie coorti ancora da esistere, sgominate in Dio.
          Fernando Pessoa
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