Fiore di campo

Ho assaggiato il sorriso
dei tuoi occhi,
sconfinati in questo prato,
gustando piano il sapore
semplice, acre e dolce
del fiore giallo di campo
che tieni ancora stretto tra i tuoi denti.
Ho poi risposto allo sguardo
delle tue labbra,
socchiuse a fissar le mie,
respirando con timore un profumo,
intenso e a me mortale,
che pare bianco fiore d'oleandro
per quanto m'abbia tolto ogni respiro.
Chi sei, fiore di campo?
E la tua linfa è dolce,
o velenosa?
Perché quello che più temo
è d'essermi ormai ucciso
poggiando la mia bocca su di te.
E ancor di più m'uccide
la consapevolezza
che quant'ho fatto, io lo rifarei.
Carlo Zarciami
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    Ballo di zingara

    Balli, zingara,
    al sorgere d'un sole che
    t'invidia
    per quanto tu riesci a riscaldare
    con il tuo corpo scuro e la passione.
    Balli, zingara,
    con la civetta luna che
    si specchia
    in questo mare tavola di luglio
    e rende te più bella alla sua luce.
    Balli, zingara,
    col cuore e il corpo
    liberi,
    vagando come foglia giù dal ramo
    che segue il vento, e sfugge delicata.
    E se vorrai, zingara,
    io ballerò con te
    amante fortunato per un attimo
    sapendo che ti prenderai il mio cuore
    per poi dimenticarlo insieme al ballo.
    Perché il solo sapere che
    sei zingara,
    non mi sarà abbastanza per difendermi
    e rinunciare a te
    che già m'hai preso.
    Carlo Zarciami
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      Insegui la vita

      Ne ho dipinto il sorriso con le tempere più calde
      Ne ho suonato la voce sfiorando tasti d'avorio pregiato
      Ne ho danzato l'allegria tenendo il passo d'un ritmo latino
      Ne ho cantato la tristezza, accompagnato dalle cicale
      Ne ho fotografato il corpo come fosse un panorama
      Ne ho scritto le parole con inchiostro su carta d'Amalfi
      Ne ho recitato la vita, nella piccola parte che mi spettava.
      Adesso non ho più tempere, né un pianoforte,
      non un tamburo che scandisca il tempo.
      Non ho più un prato con le cicale, non ho pellicola,
      non ho carta lavorata a mano, né un teatro che mi ascolti.
      Ma se solo per questo volessi smettere di dipingere, di suonare,
      di danzare e di cantare, di immortalare pose, di scrivere e di recitare,
      allora si, smetterei anche di vivere.
      Carlo Zarciami
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        Notte d’estate

        Non è il calore della sabbia a riva,
        che va sbiadendo sotto mite luna.
        Non è la calma di quest'acqua viva
        la cui risacca mi sussurra, e tace.
        Non è il sospiro d'una brezza estiva
        che qui mi sfiora, calda ed opportuna.
        Non è la fiamma, mai di vita priva
        né il crepitio che viene dalla brace.
        No, non è questo, ma il tuo pensiero
        in una notte a mare, come tante
        a farmi figlio, padre, amante,
        amico, uomo. A farmi vero.
        Carlo Zarciami
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          Due noccioli

          Due grandi noccioli sono fioriti
          e pur non avendo da assaggiarne i frutti
          sono felice.
          Lo specchio di quello che penso
          di quello che sento,
          di quello che sono,
          vi ha riflesso sopra calore e luce
          facendoli germogliare
          rendendoli vivi.
          No, non basta, io vorrei.
          Eppure adesso sono felice,
          non per quello che otterrò in cambio.
          Per quello che ho dato,
          perché li ho visti fiorire,
          e non ho rimpianti.
          Carlo Zarciami
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            Oblio nel tramonto

            Stordita
            ed ebbra dei colori d'un tramonto,
            ogni singola attenzione muta aspetto
            come nuvola s'un cielo azzurro e rosa.
            E non penso a ciò ch'è stato,
            mentre del giallo il mio respiro è pieno.
            Non a quel ch'avrei dovuto,
            mentre m'incanto ad ascoltar l'arancio.
            Non a chi devo il mio grazie,
            mentre mi brucia rosso l'orizzonte.
            Non a quanto sto sbagliando,
            fino a che il sole non annega, e tace.
            Tutto torna al vero aspetto,
            come desto da un bel sogno che via via perde colori.
            Ma domani, chiedo e spero che all'arrivo della notte
            venga rinnovato omaggio.
            Allor, si, tornerei ebbro.
            Per poter dimenticare, lungo il lasso di un tramonto
            ciò ch'è stato, quanto avrei dovuto,
            chi m'è creditor d'un grazie
            e l'insieme dei miei errori.
            Carlo Zarciami
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