Le migliori poesie di Arthur Rimbaud

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Scritta da: Silvana Stremiz
La mia bohème (Fantasia)

I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
con il mio pastrano diventato ideale;
sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
Maggiore era la mia locanda. - Lassù
le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
nelle sere del buon settembre ove rugiade
mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
come fossero lire, tiravo gli elastici
delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
Arthur Rimbaud
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    Scritta da: Ayesha

    Svevo aveva ragione

    Svevo aveva ragione
    Fuori dalla penna non c'è salvezza
    diceva Svevo
    e io m'accorgo
    c'aveva ragione
    se questa è l'unica maniera
    che m'è rimasta di vivere
    ben venga tale splendore
    ornato di pezzi di carta
    e parole venute dal cuore,
    un cuore di plastica
    che scioglie al sole,
    auto combustibile
    e pieno di vapore -
    costretto a evaporare
    senza alcun pudore,
    lasciare il mondo
    cacciato dall'amore.

    Svevo aveva ragione
    che quando scrivo
    sento vita fluire
    nient'altro in questo paradiso
    mi allieta al punto da dire
    che vi sia qualcosa di meglio
    di migliaia di pagine da riempire,
    con svaghi di realtà e di orrore
    che paion fantasia
    all'occhi del lettore
    e che in verità
    son più reali
    di qualsiasi attore
    che impara a memoria un copione
    per compensare un vuoto interiore.

    Siamo attori di noi stessi
    e ci perdiamo tra i riflessi
    di una falsa ambizione
    costruita sulla notte
    e se mi chiami per nome
    allora posso dire
    che mi è concesso l'onore
    di portare vibrazione
    un vuoto d'emozione
    che parla più del sole
    un'assenza, una canzone
    una presenza priva di parole.

    Svevo aveva ragione
    non c'è salvezza senza penna
    senza un cuore lacerato
    che si apra alla vita
    e le faccia da antenna.
    Arthur Rimbaud
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Sensazione

      Nelle sere d'estate andrò per i sentieri,
      pizzicato dal grano, pestando i fili d'erba;
      ne sentirò, sognante, il fresco sotto i piedi.
      E al vento lascerò bagnare la mia testa.

      Non dirò più parole, non farò più pensieri:
      ma un amore infinito mi salirà nel petto,
      e andrò molto lontano, sarò come uno zingaro,
      come con una donna per i campi contento.
      Arthur Rimbaud
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        Scritta da: Elisabetta

        L'eternità

        È ritrovata.
        Che cosa? L'Eternità.
        E il mare andato via
        Col sole.

        Anima sentinella,
        Mormoriamo la confessione
        Della notte così nulla
        E del giorno di fuoco.

        Dagli umani suffragi,
        Dai comuni slanci
        lì tu ti liberi
        E voli a seconda.

        Poiché soltanto da voi,
        Braci di raso,
        Il Dovere si esala
        Senza dire: finalmente.

        Là nessuna speranza,
        Nessun orietur.
        Scienza con pazienza,
        Il supplizio Ë certo.

        È ritrovata.
        Che cosa? - l'Eternità
        E il mare andato via
        Col sole.

        Maggio 1872.
        Arthur Rimbaud
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Lacrima

          Lontano da uccelli, da greggi, da paesane,
          io bevevo, rannicchiato in una brughiera,
          cinta da una selva di noccioli leggera,
          in verdi e tiepide foschie meridiane.

          Che potevo bere in quella giovane Oïsa,
          muti olmi, cielo coperto, erba senza fiori.
          Che spillavo alla mia fiasca di colocasia?
          Un liquore d'oro, insulso, che dà sudori.

          Cattiva insegna d'osteria sarei stato.
          Poi il temporale mutò il cielo, fino a sera.
          Furon laghi, pertiche, stazioni, una nera
          regione, e nella notte blu fu un colonnato.

          L'acqua dei boschi moriva alla verginale
          sabbia, e il vento, dal cielo, ghiacciava acquitrini...
          Io, pescatore d'oro e di gusci marini,
          dire che non pensai di bere, come tale!
          Arthur Rimbaud
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            La Maliziosa

            Nella sala da pranzo, bruna, profumata
            di frutta e di vernice, come chi non pensa
            raccolsi un piatto di non so quale portata
            belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.

            Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo.
            La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata.
            - Entrò la serva, e chissà per quale motivo,
            lo scialle sfatto, con malizia pettinata,

            ecco il ditino tremante pose e ripose
            sulla sua guancia, velluto di pesche-rose
            bianche, e con smorfie del suo labbro bambino

            per mio agio, i piatti mi riordinò vicino
            - poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così
            mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui... "
            Arthur Rimbaud
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Sognato per l'inverno a... lei

              Andremo, d'inverno, in un vagoncino rosa
              con tanti cuscini blu.
              Sarà dolce. Un nido di baci folli posa
              nei cantucci molli. Tu

              chiuderai gli occhi, per non vedere dai vetri
              smorfiare l'ombre delle sere,
              la plebaglia di démoni e di lupi tetri,
              mostruosità arcigne e nere.

              Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
              un bacetto, un ragno matto, ti correrà
              sul collo... Intanto

              tu mi dirai: "Cerca! ", chinando a me la testa
              - prenderemo tempo a scovare quella bestia
              - che viaggia così tanto...
              Arthur Rimbaud
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                La Credenza

                È un ampio armadio scolpito; l'antica scura
                quercia ha preso una buon'aria di vecchia gente;
                l'armadio è aperto, e scioglie dentro l'ombratura
                come onda di vin vecchio, un profumo attraente.

                È un miscuglio di vecchie anticaglie, stipato
                di panni odorosi e gialli, di straccetti
                di donne e fanciulli, di appassiti merletti,
                di scialli di nonna col grifo pitturato;

                - Qui trovi ciocche di capelli bianche e bionde,
                i ritratti, i medaglioni, la frutta e i fiori
                secchi il cui profumo insieme si confonde.

                - Ne sai di storie, o mia credenza d'ore morte!
                Vorresti dirci i tuoi racconti, e fai rumori
                se lente s'aprono le grandi nere porte.
                Arthur Rimbaud
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