Scritta da: Silvana Stremiz

La nevicata

Sin dalla sera,
la neve cadeva fitta e leggera;
ed al mattino,
una spessa coltre,
soffice e bianca,
ammantava tutto
con la sua gelida faccia stanca.

Giù nella via,
un giovincel gioioso
giocava ha pallate
col suo can festoso,
e la gente,
con passo lento camminava,
con un fruscio al piede,
che la neve calpestava.

I passeri, infreddoliti ed affamati,
volavano sconcerti,
cercando di trovare qualche cosa da beccare.
Cosi i miei pensieri
Intrecciavano voli

Con le falde leggere,
che s'adagiavan sulle coltre diaccia della neve.

Allor sentii l'invito a riposar la vita
Nella culla del verno,
come il frutto di una bacca, d'un bacello,
e risvegliarla poi, fiorita
al dolce tepor della primavera,
che il sole timido riscalda,
e l'uom fa sognare
nella sua sfera.
Anonimo
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Sogno una notte rossa, aria arancione e i tuoi capelli biondi

    Sfuma il cielo
    e io sogno una notte rossa,
    aria arancione
    e i tuoi capelli
    biondi
    in un miraggio
    che non ho trovato
    finora

    il fioraio ha già chiuso
    con le sue ordinazioni
    non posso neanche
    prenderti qualcosa di carino;
    e nei miei passi leggeri
    sento il cuore pesante
    seguo l'orizzonte
    voglio solo ascoltare
    per sempre
    il tramonto;
    lo seguo
    tra i campi, guado un fiumicello
    nella strada complice
    di tante sere,
    e tocco finalmente
    la sabbia della spiaggia
    che luccica della
    debole
    luce
    serale.
    Tra il suono delle onde
    il tuo pensiero mi confonde,
    non riesco neanche a
    pensare,
    cercare di fare qualcos'altro

    Sulle maree della mia vita
    guardo le onde,
    il mare
    questo amore è troppo grande
    ormai
    pensare vuol dire amare

    e lo guardo
    lì che scappa nell'orizzonte
    nell'infinito
    a fuggire da chissà cosa
    un amore che ha paura
    gridano i gabbiani

    Non riesco ad affrontare
    questo mare
    questo amore
    che mi lascia
    sulla spiaggia
    solo
    a sognare
    sentire
    gabbiani
    setacciare
    rupi e sabbia
    in un'eterna
    serata
    di maggio
    schiarita dal tramonto
    che ovatta l'atmosfera
    in questo fotoromanzo
    che sa di vecchi
    ritornelli

    Vorrei attraversarlo
    ma non riesco;
    vorrei amarti
    ma non so amarti;

    Voglio solo
    sussurrarti,
    nel vento,
    che rimarrò
    sempre qui,
    sulla spiaggia,
    a guardarti
    ad ascoltarti
    ad aspettarti,
    vivendo del sognarti.
    Anonimo
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Un momento di pace

      Sto aspettando un momento di pace infinita
      come quando distesi in un campo di grano
      si sentono solo gli aerei passare
      e ogni nuvola è un gioco
      sempre da trasformare...
      come quando nell'alba di un dolce mattino
      si ode soltanto il rumore del mare
      e la sabbia che scivola fra le mie dita
      ha il fruscio della seta
      e il silenzio è un incanto
      rotto solo dal pianto di un cuore che soffre...
      non ha voce il dolore
      non ha pace quel cuore...
      tristemente galleggia
      come un fiocco di neve su un lago ghiacciato
      e non c'è primavera che possa far sciogliere il gelo
      e le ali spezzate non spiccano il volo
      vorrei essere il cielo...
      dove un angelo non è mai solo.
      Anonimo
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        Il dolore ci circonda
        azzurro
        lieve come il cielo

        sorridere è
        un raro ostacolo a questo cielo

        una tana
        in un'inverno
        in un letargo

        ma noi

        ci siamo evoluti
        creati con
        una vista
        frontale

        con un collo
        che ruota

        per
        vedere
        da sopra l'affannarsi
        da sotto
        le ali
        di altri esseri

        di più
        per levare lo sguardo
        al cielo.
        Anonimo
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          La madre

          La madre era l'attesa imprescindibile,
          la gola fiorita di ginestre, l'insenatura calda;
          era l'approdo certo.
          La speranza scintillava inavvertita
          tra le sue braccia.
          La madre era musica alta, era la culla
          che nutriva il sogno.
          Improvvisa, la madre, si frantumò
          contro pareti altissime
          lasciò dietro di sé pozzi di solitudine
          attese senza attesa, noia,
          musica che, come in un disco
          di vinile che s'inceppa,
          ripete ancora e ancora
          la stessa nota, all'infinito.
          Anonimo
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            La casa dove vivesti
            ha fenditure ove nidificano
            le formiche della memoria
            (camminano dentro la testa,
            portano via, a mucchi, lentamente,
            i grani di passate stagioni
            e accumulano, per un inverno
            che è già qui).
            Nelle stanze più interne,
            quelle costruite nei tuoi recessi
            più profondi, ci sono crepe
            che si allargano, erosioni
            che saranno voragini, fino a che
            non ci sarà che il vuoto,
            un buco nero, come per la morte
            di una stella.
            E chi passerà dopo di te
            vedrà ancora l'indifferenza
            delle formiche che non ricordano,
            la piccola anfora del tuo corpo
            le sue minuscole incisioni indecifrabili.
            Anonimo
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Il mio gran amico
              di cui molto mi fido
              è una persona come tutte le altre
              una persona qualunque
              è bello poter rinunciare
              uscire dal campo
              e anche lui far giocare
              dandogli il cambio
              noi risolviamo ogni difficoltà parlando
              certe volte anche giocando
              infine posso dire che un amico,
              "secchione" o "fico"
              brutto o bello
              serio o monello
              è una persona speciale
              che certe volte ti fà un po male
              perché se ti tradisce
              tu rimani male e triste.
              Anonimo
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Donna

                Donna fiore del mio piccolo cielo
                donna piccola stella del mio Universo
                fatto di sogni e di speranze.

                Donna pensiero e desiderio d'un tempo
                che deve ancora arrivare
                o d'un momento che se ne andò
                in punta di piedi per non fare rumore
                per non svegliare un piccolo cuore
                che ancora sognava
                un'interminabile gioia o un'infinita felicità.

                Donna mondo fragile
                come il gambo d'un fiore
                un petalo che appassì accanto
                a un fiore che aveva
                già consumato il suo tempo
                i suoi desideri d'infinite parole
                ormai racchiuso in un abbraccio
                e nel tuo interminabile amare.
                Anonimo
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  Ho il bavero alzato... le mani strette tra le gambe...
                  rannicchiato e infreddolito ...
                  in posizione fetale... in un angolo.
                  Scorgo appena con lo sguardo ...
                  la ballerina di Degas che posa immobile con grazia...
                  ... le fa da cornice una grande vetrata di una parigi gelida e irreale...
                  Fermi aspettiamo entrambi ...
                  il clic di un fotografo senza tempo... senza spazio.
                  Insieme ci allontaniamo e ritroviamo...
                  rette parallele anomale...
                  io... nei tuoi giochi di legno di fine 800...
                  tu... carillon da mercatino ...
                  comprata di domenica...
                  in novembre.
                  Anonimo
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