Poesie di Angelo Michele Cozza

Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Racconti.

Non te l'ho detto e non lo sai

Non te l'ho detto e non lo sai
ma è da tanto che ad un chiodo
ho appeso la bici della vita
e poco mi curo della salute
del cuore più invecchiato
ma pur sorpresa non dir nulla
se di nuovo nel felice risveglio
del mio sguardo con meraviglia
riconosci un lampo di cupidigia.
Se occhi ilari, vogliosi di bagliori,
rapiti scrutano il fondale di perle
delle tue pupille, non incolparli!
È solo con un risoluto affissare
che azzardo esprimere tutto:
di parlare, sai, ho dismesso e tutte
negli occhi compendiate son le parole.
Interprete attenta del dialogo silente
tu forse indovini intendi e misuri
a quale altezza stellare si sia spinto
un audace e sfacciato immaginare.
Non vedi l'andirivieni eloquente
di sorrisi e luccichii che fino a te
fa spola raggiera ustoria?
Si dispiega una tenerezza pura
e tra albali chiarori veleggio sicuro
cullato da un dolce lieve abbandono;
un cuore si lancia sulle tracce
di chi rilascia effluvi di illusioni.
"Finché c'è vita c'è speranza" si dice!
E sbalordiamo pure se siamo capaci
di vibrare un altro colpo di coda
e fugare la morte: illudiamoci!
Per una ragione si ha diritto a vivere...
Che importa se domani o altro giorno
venturo, sviati, involeremo delusi.
Angelo Michele Cozza
Vota la poesia: Commenta

    Brunice

    Svagando tra aiuole di memorie
    assenzio ti riconosco e ti estirpo
    svampito sogno! Ieri, inganno
    assurto alla ribalta, oggi
    incarnata nel vero, insulto
    ad un cuore alla berlina
    per aver alla luce del sole
    fomentato senili e vaghe illusioni.
    Implume bipede pur mi rammento
    che truccata ad alata
    lontana fuggisti via senza posarti
    un attimo sul parapetto
    di una dischiusa finestra amica!
    Ah quale funesto senso si intende
    levato lo sguardo ad un vuoto cielo
    se assente è ogni vocio di rosignolo
    sullo sfrondato albero della vita!
    Qual riparo, qual lieve conforto
    è dato al viandante smarrito
    sfibrato dal tempo e disilluso
    che percorra l'opaca trafila
    delle ore accidiose del suo vivere!
    Sfatata effige, ambigua parvenza
    sgorbio incolore oggi io ti contemplo
    qual visitatore attento
    ad una affollata mostra di assenze!
    Cuore e tempie requie non trovano
    epicedio è il venir di memorie
    che si perpetua e lancinante irrita
    i precordi di un corpo semivivo!
    Resterai pure tu del tutto senza luce
    e chiaro allora vedrai nel buio;
    estranea e muta un'ombra inquieta
    salirà furtiva per un frangente le scale
    della casa del tuo cuore solingo:
    sulla soglia, la fisserai orba di speranze
    e ti balzeranno al cuore gesti parole
    attacchi di trilli ma sarà vano e tardi.
    Alle prime avvisaglie del nulla
    fatta né oggetto né soggetto,
    né alfa né omega, aspro saprai
    che mai ci è ridato o si ripete
    quanto non abbiamo superbi accolto.
    Che ognuno si dibatta nella sua cella
    e invochi per amor di sé l'iddio del caso
    perché bonario propizi o promuova
    i favori di un possibile domani...
    lo partecipi di qualche baldoria della vita!
    Angelo Michele Cozza
    Vota la poesia: Commenta

      Brume autunnali

      Di fogliame denudata,
      brulla la vigna si mostra
      tra le fumanti brume
      di quest'alba novembrina.
      Un passero intirizzito
      sul ramo del cinereo fico
      immobile sosta aspettando
      il primo languido raggio
      di un sole tardivo
      che pigro indugia
      dietro plumbee colline
      Oltre la siepaia
      tra solchi arati,
      un uomo, di ascia armato,
      dirigendo va i suoi passi
      verso la cedua macchia.
      Da silvestre accordo
      blando eco si ode
      del rauco fiume
      che nascosto scorre
      tra remoti filari
      di argentei pioppi
      da folate percosso.
      Del nuovo giorno
      che non ci abbaglia
      nulla si sa
      così come degli abissi del mare
      o della nostra vita.
      Che vi sia una primavera
      o che nelle notti d'estate
      le cicali tengano concerti
      assordanti e il tedio
      nei meriggi assolati
      al vigore dia scacco
      questo è sì certo!
      L'agreste calma
      che il paesaggio crea,
      dolce riparo ai clamori urbani,
      può solo dirci che il tempo
      invano non passa
      che nella radura delle ombre
      ritroveremo i rami secchi
      che labili sostennero
      il fogliame dei nostri giorni!
      Oh se tutto avesse un senso,
      se lo stelo del filo d'erba
      non si piegasse al respiro del vento
      che la speranza anche via porta!
      Angelo Michele Cozza
      Vota la poesia: Commenta

        Infiorare avrei voluto i nostri giorni

        Infiorare avrei voluto i nostri giorni
        e il tuo capo infrondare con altri allori,
        il denutrito cuore saziare
        con bacche di gelso e more
        ma... solo accartocciate foglie
        e lazzi frutti di seccato legno
        oggi appena so darti in dono!
        Viene il momento in cui tutto agonizza
        e ogni cosa, esangue vacua si scompone,
        da roghi morenti che non si avvivano
        crepitii più non ascolti e nell'anima
        ammalata, che non sa più stare in piedi,
        solo silenzio di ceneri sale e rimane.
        Altra foce non ha questo mio male
        che fiotta con ardita foga
        se non l'infinito chiuso del vuoto.
        Ma nella fedeltà che non muta,
        dall'ammutolito mio fagotto,
        per uno stretto forame un filo
        di speranze, fluendo a te conduce.
        È da questa mia prigionia
        che aspetto un gesto tuo,
        che pane d'amore mastico adagio
        e capriola qualche speranza;
        è qui che qualche foglia
        ancora riparo trova dal vento;
        è in quest'ombra che un sasso
        non si arroventa fissato dal sole.
        Pur se ambiguo e scialbo
        appare il sorriso del domani
        e specchio d'acqua
        il volto sereno non rifrange,
        ignora lo stesso il mugolìo
        che da quest'oggi in fuga tu odi;
        sfollato da un tuo bacio
        il lagno rauco del mio gemito,
        inudibile, si allontani via dissolto!
        Angelo Michele Cozza
        Vota la poesia: Commenta

          Insurrezioni

          È da molto che spendo
          i miei giorni allo scuro!
          In fuga dal mio rinchiuso,
          come una volta, domani,
          seguirò una rotta solare,
          estranei mi fisseranno
          occhi schivi di donna
          trapassandomi il cuore!
          Ossigenato dai giardini
          dei cortili circostanti,
          invasivo alle narici
          mi raggiungerà l'olezzo
          che si diffonde dai fioriti
          tralci protesi oltre
          le infocate ringhiere.
          L'orma dei miei passi
          su polverosa redola, dirà
          che di lì un uomo è passato.
          Avvisterò qualche sparuto
          passero che, al dispiegarsi
          della mia ombra silente,
          alipede, spiccherà un volo.
          Grigioverde lucertola
          immota in oziosa postazione,
          vedrò poi spaventata svariare
          per il brullo muro crepato
          alla ricerca di un latibolo
          fidato che tutta l'accolga
          riparandola dal rischio
          di un accadimento temuto.
          Domani, una svagata occhiata
          lancerò ai cartelloni ingialliti;
          sedotto dal fragrante richiamo
          di una tazza di caffé spumoso,
          stanco, mi fermerò in un bar
          a contare i gelati che si sciolgono
          tra le mani accaldate di bambini
          avvampati accorsi in frotte
          dal popoloso rione vicino.
          Domani sarà un trasgredire!
          L'innesco di un moto riottoso
          avvierà una covata rivolta,
          capovolgerò le mie malinconie;
          ad un'insurrezione aderirà
          questo cuore orfano di sole
          e di oscurità prigioniero.
          In un mondo di piccole cose,
          un altro sarò per un giorno
          meravigliando me stesso!
          Angelo Michele Cozza
          Vota la poesia: Commenta

            T'avrei creduta sulla parola

            T'avrei creduta sulla parola
            se solo mi avessi detto:
            - Non voglio che tu vada via! -
            È da inenarrabile tempo
            che, esiliato dal tuo cuore,
            di te più non ho cercato notizie.
            Nel vuoto che mi lasciasti
            come avrei potuto?
            Al di là dello squarcio
            raro di un ricordo,
            affiorò, di tanto in tanto,
            il periscopio della nostalgia
            per scrutare sull'orizzonte
            delle cose perdute
            una labile scia da te lasciata.
            Quante volte nel silenzio
            l'orecchio tesi all'eco
            del frangente della tua vita!
            Scancellata, in modo
            definitivo dal mio taccuino
            ogni antica annotazione
            che ti riguardasse,
            a chi chiedeva dove tu fossi,
            o se per doloroso rammentare
            correvo a te remota,
            io non seppi dire se oltre la fitta
            cortina dietro cui eri scomparsa
            probabilmente ancora ti aggiravi.
            Per affermare che
            tu sia di certo svanita
            non ho prove adeguate,
            in un impensato angolo
            del mondo, tu sarai!
            Talvolta avrai pensato
            al ragazzo con la motoretta
            che tremante arretrò
            al suo primo bacio,
            ti sarai chiesta
            se questo rinsecchito
            flabello di canna,
            agli assalti delle folate
            oggi ancora resista.
            Si, sono qui,
            risparmiato dal turbine,
            a vangare nella memoria
            le ignite zolle di un amore
            che apparso alato ratto fuggì
            privando le mie pupille
            di esistenziali guizzi di luce.
            Resati irreperibile quaggiù,
            nell'aldilà, in cui so che credi,
            forse ti rintraccerò nel mezzo
            di un folto nugolo di ombre,
            per riannodare un filo doppio
            da te, senza pietà reciso.
            Angelo Michele Cozza
            Vota la poesia: Commenta

              'A vita è comm'a na rosa

              'A vita è comm'a na rosa
              sulo spine rimmaneno
              quanno s'è sfrunnata!
              Prumesse fatte,
              buscie giurate e suspirate
              parole d'ammore
              nun se po' cuntà
              comme se svampano
              appena murmuriate.
              Passa ambressa 'a giuventù,
              si cunsuma in un'andata
              senza ritorno,
              perse 'e scelle
              ne accusi il colpo e cala 'a capa!
              Cu l'anno ca passeno fujenno
              po' se arrevota 'o tiempo,
              si sventure e stiente te fanno 'a posta
              in caduta libera t'affierro
              'a na speranza ca cchiù nun cride
              Se te capita 'e te guardà
              dint"o specchio
              n'ata faccia tu vide
              e pienzo 'a comme si cagnate
              a quanta vote 'a vita t'acciso
              e nun te ne si addunato.
              Tutto more, sulo 'a morte
              rimmane sempe viva!
              Comm'a essa
              vulisso essere eterno
              pè apparà 'e cunto c"o campà
              ma te si scitato appena
              nun è dato manco nu respiro
              ca già te ne si gghiuto!
              Angelo Michele Cozza
              Vota la poesia: Commenta

                ..Certo ca te voglio bene!

                Quanno pe’ rispirà nu poco d'ammore
                cianciuso t’addumando si me vuò bene
                riffe e raffa, sùbbeto me dice:
                -  Certo ca te voglio bene! -
                Tanta vote me pare overo
                e pe' nu poco s'accujeta stu core
                ca nun sape maje che le succedo.
                Ma saccio pure ca l‘ammore
                - l’ammore cu l’A maiuscola -
                è nata cosa,  ca na buscìa,
                scanagliata, nun pò tenè forza!
                Si uno all’impruvviso
                d’into a l’uocchje  a n'ato spia
                chi  nun è sincero se tradisce
                e  s’è vede ‘e cose po’ comme songo.
                Nu sentimento, na smania ca trascina
                si vullejano nun se ponno ammutulì;  
                finte, si vulessero ‘nbruglià nu core
                nun se ponno vestere ‘e passione
                troppo stritto fossero chille panne:
                o’ bianco, 'o griggio do' core
                nun si pònno maje avutà a russo!
                E accussì i' te resto vicino
                senza sapè si è juorno o notte
                si chello ca pienze e io nun tocco
                si chello ca tu pe' mme siente
                e nun me dice è ammore
                o n’ata cosa ca forse l’assumiglia.
                Fossero st'uocchie  mieje
                ancora cchiù chiuso
                o i' nun ce vedesso buono:
                chiù s'assicurasso stu core!
                Se tu mme dice ' a verità o na buscìa
                chi  ‘o  po’ dicere: tu sulo 'o saje.
                Tu sulo 'o saje si sti penziere
                ca spòntene d'int'o scuro so male penziere
                ca sulo nu mumento svuntuleja,
                si è sulo p' 'a  paura 'e te perdere
                ca mm' arriduco scemo accussì.
                Angelo Michele Cozza
                Vota la poesia: Commenta

                  Nell'anticamera del cuore vuoto

                  Nell'anticamera del cuore vuoto,
                  immobile una vetusta signora
                  silenziosa ho visto aspettare.
                  Strano, è incomprensibile
                  non ha fretta di entrare!
                  Uno sbirciare dalla toppa
                  di tanto in tanto,
                  poi quella assenza di impazienza,
                  che tanto stride
                  con il concitato correre
                  della gente per la vita,
                  va convincendomi
                  che la nera velata che fuori sosta
                  attender più non debba.
                  Apro la porta e gentile
                  con un mezzo inchino
                  nella stanza dei miei silenzi l'accolgo.
                  -Venga Signora, dica pure...-
                  -Guardi se ha da fare
                  non importa passerò altro giorno,
                  sa, ho tanti impegni!-
                  Lei, è stato molto gentile,
                  non tutti, è vero, come lei,
                  sono ben disposti a darmi udienza
                  ed io ben so apprezzare il gesto suo!
                  Molti vedendomi orribile
                  e disadorna, fuggir vorrebbero,
                  intimoriti e pavidi, inventano
                  mille scuse per mandarmi via!
                  I suoi occhi non vedo
                  in fuga o rabbrividire,
                  né pugno minaccioso a me rivolto
                  dà spavento a questa Falciatrice
                  sempre in pena per compito ingrato che il fato le ha assegnato.
                  Si lo so, son buia e cupa, cieca,
                  di mezze parole, nessuno mi parla
                  se non con voce roca, solo cuori
                  già impietriti io trovo; qualcuno,
                  una volta..., ora ricordo, mi disse
                  che ben più accetta sarei stata
                  se depliant avessi distribuito
                  pubblicizzando crociere per paesi
                  dove le notti hanno sapore di risveglio
                  e da mattina a sera sulle nuvole si vola.
                  Io, in quei paradisi non sono mai stata
                  e, se qualcuno, mi avesse chiesto
                  garanzie sulla veridicità dell'offerta,
                  onesta, non avrei saputo che dire.
                  Ma non mi faccia essere prolissa,
                  io non sono avvezza agli sproloqui,
                  più trattenermi non posso,
                  a malincuore... devo andare!
                  Quando pur dovrò tornare
                  ricorderò della sua accoglienza,
                  lei è uno dei pochi che, nel vedermi,
                  disumanamente non mi ha
                  sul grugno la porta sprangata!
                  Arrivederci, arrivederci...-
                  Incredulo e stupito da un siffatto
                  personaggio, richiusa l'altra porta
                  ritorno con un sorriso alla vita.
                  Angelo Michele Cozza
                  Vota la poesia: Commenta

                    Io ti parlo

                    Io ti parlo,
                    ma la voce
                    devia e non ti tocca!

                    Volo sulla tua bocca
                    ma ritraendoti io cado.

                    Come anello ti cerca il mio dito
                    ma nel tuo cerchio non si infila.

                    Luce, fuggi dai miei occhi
                    lasciandoli all'oscuro.

                    Ruscello che corri, in pozze
                    ristagni le mie acque.

                    Percorro le tue strade
                    ma ai miei passi le sbarri.

                    Ti vengo incontro
                    ma non ti scorgo.

                    Accatasto sogni
                    e tu li bruci.

                    Cerco il tuo pieno
                    e mi offri il tuo vuoto.

                    Ah... se per una volta sola
                    il cuore mi toccassi:
                    sentiresti, incredula,
                    quanto un'ustione bruci!
                    Angelo Michele Cozza
                    Vota la poesia: Commenta