La bellissima dama

Varco la soglia degli oscuri templi,
compio una cerimonia disadorna.
Aspetto lì la Bellissima Dama
nello scintillio di rosse lampade.

Nell'ombra accanto ad un'alta colonna
trepido al cigolare delle porte.
E mi guarda nel volto, illuminata,
solo l'immagine, la Sua parvenza.

Oh, sono avvezzo alle splendenti icone
della solenne Imperitura Sposa!
Fuggono in alto per i cornicioni
sorrisi, favole e sogni.

Come sono affettuose le candele,
come consolano le Tue fattezze!
Io non sento sospiri né loquele,
ma credo, Amata, nella Tua presenza.
Aleksander Blok
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    La vergine di Spoleto

    Sottile sei come un cero del tempio,
    l'occhio hai trafitto da spade d'amore.
    Io non ti chiedo un sol bacio: in silenzio
    vorrei deporre sul rogo il mio cuore.

    Io non ti chiedo una sola carezza:
    t'offenderebbe la mia rozza mano.
    Ma dal cancello ti guardo in purezza
    rose di porpora cogliere e t'amo.

    Sempre ti bruciano i raggi del sole
    e via t'involi sul vento che fugge.
    Su te c'è un angelo senza parole:
    io gusto in cuore il dolor che mi strugge.

    Mentre t'intreccio nei riccioli, adagio,
    dei versi ignoti gli strani diamanti,
    getto il mio cuore invaghito nel lago
    meraviglioso degli occhi raggianti.
    Aleksander Blok
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      Sulle dune

      A me non piace il vano dizionario
      delle frasi e vocaboli d'amore:
      "Sei mio". "Son tua". "Io t'amo!". "Tuo per sempre".

      A me non piace essere schiavo. Io guardo
      la donna bella in fondo alle pupille
      e le dico: "Stanotte. Sai, domani
      è un altro giorno, nuovo e bello. Vieni.
      Portami una follia nuova, trionfale.
      All'alba me ne andrò via per cantare".

      L'anima mia è semplice. Nutrita
      fu dal vento salmastro e dall'aroma
      resinoso dei pini. Ella è segnata
      dalle impronte medesime che rigano
      la pelle segaligna del mio viso,
      che è bello della squallida bellezza
      delle fredde marine e delle dune.

      Così pensavo lungo la frontiera
      di Finlandia, la lingua decifrando
      strana nei verdi occhi dei Finni scialbi.
      C'era gran pace. Accanto alla banchina
      un treno pronto accese fuoco e fumo.
      Pigra la russa guardia doganale
      riposava su un cumulo di sabbia
      erto, dove finiva il terrapieno.
      Là cominciava un'altra terra, e muta
      una chiesa ortodossa contemplava
      lo sconosciuto estraneo paese.

      Così pensavo. Ed ella sopraggiunse,
      si fermò sulla china: erano gli occhi
      rossi di sabbia e sole. Ed i capelli,
      unti come la resina dei pini,
      cadevan sulle spalle in flutti azzurri.
      S'accostò. S'incrociò il suo ferino
      sguardo col mio sguardo ferino. Rise
      ad alta voce. E gettò contro a me
      un ciuffo d'erba e un pugno d'aurea sabbia.
      Poi con un balzo risalì. Scomparve,
      galoppando al di là del terrapieno.

      La inseguii di lontano. Mi graffiavano
      le felci il volto. Insanguinai le dita,
      mi lacerai il vestito. Ma correvo
      urlando come belva e la chiamavo:
      e la mia voce era suon di corno.
      Ma lei, delineando un'orma lieve
      sulle dune friabili, scomparve
      fra le trame notturne degli abeti.

      Ora io giaccio anelando sulla sabbia.
      Ma ancora nelle mie rosse pupille
      ella corre, ella ride: ed i capelli
      ridono ancora, ridono le gambe,
      ride al vento la veste nella corsa.

      Io giaccio e penso: oggi sarà notte.
      Domani sarà notte. Rimarrò
      qui finché non l'agguanti come fiera
      o col suono di corno della voce
      non le tagli la fuga. E non dirò:
      "Mia. Sei mia". Purché lei mi dica:
      "Son tua! son tua!"
      Aleksander Blok
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        Il silenzio fiorisce

        Qui il silenzio fiorisce movendo
        il pesante vascello dell'anima,
        e il vento, cane docile, lambisce
        i giunchi appena incurvati.

        Qui il desiderio in un'insenatura
        vuota fa attraccare i suoi vascelli.
        E in questa quiete è dolce non sapere
        dei murmuri lontani della terra.

        Qui a lievi immagini, a lievi pensieri
        io consacro i miei versi,
        e con un languido fruscío li accolgono
        le armoniose correnti del fiume.

        Abbassando le ciglia con languore,
        voi, fanciulle, nei versi avete letto
        come le gru da una pagina all'altra
        siano volate nella lontananza.

        Ed ogni suono era per voi allusione
        e sonava ineffabile ogni verso.
        Ed amavate nell'ampia largura
        delle mie rime scorrevoli.

        E ciascuna per sempre ha conosciuto
        e non potrà dimenticare mai
        come baciava, come s'avvinghiava,
        come cantava l'acqua silenziosa.
        Aleksander Blok
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          L'accenno di un canto primaverile

          Il vento portò da lontano
          l'accenno di un canto primaverile,
          chissà dove, lucido e profondo
          si aprì un pezzetto di cielo.
          In questo azzurro smisurato,
          fra barlumi della vicina primavera
          piangevano burrasche invernali,
          si libravano sogni stellati.
          Timide, cupe e profonde
          piangevano le mie corde.
          Il vento portò da lontano
          le sue squillanti canzoni.
          Aleksander Blok
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            Scritta da: Maresa Schembri
            Sì. Detta così l'ispirazione:
            la mia libera fantasia s'appiglia
            sempre a quei luoghi dov'è umiliazione,
            dov'è sporcizia e tenebra e indigenza.
            Laggiù, laggiù, con più umiltà, più in basso, -
            di là si scorge meglio un altro mondo...
            Hai mai visto i bambini a Parigi
            o sul ponte i poveri d'inverno?
            Dischiudi gli occhi, schiudili al più presto
            sul fittissimo orrore della vita,
            prima che un grande nubifragio spazzi
            tutto quello che c'è nella tua patria, -
            lascia maturare il giusto sdegno,
            prepara al lavoro le braccia...
            E se non puoi, fa sì che in te si accumuli
            e divampi il fastidio e la mestizia...
            Ma di questo vivere mendace
            cancella l'untuoso rossetto
            e, come talpa timida, nasconditi
            sotto terra alla luce ed impietrisci,
            tutta la vita odiando con ferocia
            e tenendo in dispregio questo mondo,
            e, anche se tu non veda l'avvenire,
            dicendo no alle cose del presente!
            Aleksander Blok
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