La vita con i miei occhi

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Informazioni

Titolo originale:
La vita con i miei occhi
Autore:
Data di uscita:
2007
Editore per l'italia:
Aletti - 80 pagine

Abstract:

Occhi di donna, coraggiosi e privi di retorica, quelli con cui Silvana Stremiz guarda alla vita e alla poesia. Nata in Canada da emigranti friulani, rientrata in patria, dove si è formata una famiglia, esprime in maniera efficace una matura sensibilità femminile. La sua è una poesia priva di certezze, ma ricca del pragmatismo delle donne, che comunque devono andare avanti per sé e i propri cari. "Di sbagli se ne fanno tanti e non sempre serve trovarne il motivo" scrive, solo la speranza, "ci fa credere in un domani migliore, dando un senso a tutto quello che c'è stato". Si potrebbe stabilire un paragone tra la poesia della Stremiz e alcune fotografie del neorealismo friulano, ritratti di donne avvolti negli scuri scialli della tradizione, che guardano determinate al futuro, senza false consolazioni. Le tematiche affrontate da Stremiz fanno parte delle esperienze quotidiane del mondo femminile: la speranza, gli amori, la morte, le persone care, il tempo, l'esistenza di un Dio che talora, come a Giobbe, sembra insensibile al dolore dell'uomo. Il libro è diviso in due parti: la prima raccoglie una trentina di poesie e la seconda, "I miei pensieri sparsi", aforismi che spronano e consolano. Danno voce alle parole e alle considerazioni, che tutte le madri prima o poi hanno rivolto ai loro figli come: "Non rinunciare mai, non arrenderti, / perché un solo successo può cancellare molti fallimenti". È una poesia al femminile fatta di contrapposizioni: luce e ombra, vita e morte, felicità e tristezza. Su tutto domina un'enorme voglia di vivere in modo totale e intenso poiché "Non esistono gli avvenimenti che accadono, / ma siamo noi a crearli" con l'impegno e i sogni. "Non subire la vita... vivi" è l'esortazione della poetessa. Coraggio è sapere affrontare la realtà, l'"assaporare" "le piccole cose che danno senso alla vita", nella consapevolezza dell'ineluttabilità della morte, che non arriva mai al momento giusto "forse perché non c'è mai un momento giusto per morire".

Di Gabriella Bucco, recensione su "La Vita Cattolica"

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Una poesia profondissima, quella di Silvana Stremiz, autrice dell'opera "La vita con i miei occhi" (Aletti Editore), dallo stile conciso, essenziale, molto incisivo, che comunica da un lato un tipo di espressione molto moderna, riproponendosi però riflessioni esistenziali costituite da valori antichi, intramontabili, che ci sfiorano come in un viaggio attraverso la vita, vista con occhi acuti e disincantati che via via analizzano i momenti più significativi dell'umana esistenza.
È un modo di comporre molto particolare, fatto di luci e d'ombre, che non esprime inutili drammatizzazioni o passività, ma spinge ad una riflessione sostanziale, con determinazione e disincanto, ricordando in alcuni punti molto da vicino la poesia splendida e a sfondo filosofico di Kahlil Gibran, soprattutto nei pensieri sparsi finali, che si avvicinano notevolmente ai famosi aforismi dell'autore libanese.
In entrambi i casi ogni singola parola, con una magica, irripetibile assonanza, ci colpisce, invitandoci all'evoluzione interiore.
Per contro si coglie a volte un sapore quasi leopardiano di vita "matrigna"; è la vita ad essere avara, per sua stessa natura, quasi in un perpetuo inganno, giocato senza sosta con i suoi figli, di profonda felicità, fatta desiderare ed intuire, ma mai pienamente raggiungere nella sua pienezza.
La vita elargisce soltanto profondi, lapidari momenti di gioia, mentre la morte ed il tempo restano sullo sfondo, in agguato, pronti a ghermire l'esistenza stessa "che strano orologio il tempo, quanto è crudele a volte, corre lentamente quando c'è un dolore, troppo velocemente quando vivi un amore. Ti lascia un tempo indefinito per soffrire, un attimo breve per gioire".
Ma Silvana Stremiz non si difende dalla verità non ha paura di affrontarla, né c'è rassegnazione nella sua poesia, perché la vita è anche un non arrendersi, un continuo ricominciare e se anche "è un attimo" va vissuta fino in fondo, con intensità, senza nulla rinnegare, nella gioia e nel dolore, non perdendo mai la capacità di sognare, perché il sogno è l'anima della vita stessa "Nella vita non bisogna lasciare posto ai rimpianti e ai ricordi negativi, ma trovare i momenti che l'hanno resa degna di essere vissuta". È una poesia quindi in cui si delinea una risoluzione di fondo.
Molto toccante è anche la ricerca esistenziale e religiosa dell'autrice, che si interroga senza sosta sull'esistenza di Dio, sulla fede, quasi in un dialogo interiore che non ha mai fine e che pur non avendo risposta, mai si spegne; sullo sfondo la Speranza, mai misconosciuta fino in fondo, gioca il ruolo di protagonista, silente e quasi nascosta all'umana comprensione.
Ancora qualche parola sull'ultima parte del libro, costituita da "I miei pensieri sparsi" che, come accennato in precedenza, mostrano una piacevole somiglianza con gli aforismi di Gibran e si rivelano, in qualche modo, l'"anima della composizione", vibranti gocce di saggezza, dal sapore prezioso e coinvolgente, contribuendo a svelare, almeno in parte, la sorprendente e poliedrica personalità dell'autrice.
Un libro dunque particolare, geniale, assolutamente da leggere, quello di Silvana Stremiz, soprattutto in quest'inizio di millennio, in cui il concetto d'interiorità è stato allontanato dalle coscienze, mentre invece l'anima "ha bisogno di gridare e di gridare forte", esprimendo poesia.

Di Cinthia De Luca

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