Scritto da: Vincenzo Cerrato
C'è che t'invidio.
Perché nonostante tutto hai ancora la forza di sorridere.
Io no.
Io ci soffro come un cane.
Mi sento morire.
Ogni giorno di più.
Tu ridi.
Io muoio.
Dentro me sento come se ci fosse qualcosa in sospeso ma al tempo stesso compiuto.
Un turbinio di sensazioni che affollano la mente.
Cerco di evitarle, di non farci caso.
Ogni notte mi prometto che all'alba andrà meglio
ma maledico ogni alba per essere tornata troppo presto.
Io cerco la notte.
Di notte lascio che il temporale sul mio viso faccia il suo dovere.
Di notte posso soffrire senza alcuna distrazione.
Sento come se avessi l'anima strappata.
Un peso sopra al petto che mi toglie il respiro.
Sto cercando di dimenticarti.
Sto cercando di liberarmi di te.
Ma più ci provo e più ti sento viva dentro me.
Se ci fosse un modo per dimenticarti lo userei.
Se ci fosse un modo per cancellarti lo adotterei.
Non mi aiuta neanche più l'accusarti. Ad ogni nuova accusa che creo nasce una giustifica.
Più ti accuso, più ti perdono.
Ci sto male. Il disagio di stare in mezzo alla gente. Sotto i loro sguardi aculei.
Che mi accusano. E mi penetrano le carni. Che ti scrutano per capire, se soffri o sei uno strafottente. Che ti guardano con una certa soddisfazione nel vederti solo in un angolo a leccarti le ferite. E non contenti di essere avvoltoi su di una carogna sentenziano condannandoti per una colpa tanto grave e raccapricciante.
Quando la mia unica colpa è stata quella d'amarti. E che forse pecco ancora.
Ti evito. Non voglio che i tuoi passi intralcino i miei.
Lo stesso vale per gli occhi.
Ti evito ma non ci riesco.
Sento i tuoi passi vicino ai miei.
Sento i tuoi occhi cercare i miei.
Me li caverei.
Forse sto impazzendo. E se allora la follia o la morte sono le Dee consolatrici che ben vengano.
A patto che mi liberino da questa fattura nera che mi hai fatto tu, chiamata amore.
Vincenzo Cerrato
Composto sabato 7 aprile 2018
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    Scritto da: Vincenzo Cerrato
    Hai mai avvertito quella sensazione che oscilla tra il timore e la speranza? Di quando s'avverrete che da un momento all'altro possa accadere un qualcosa di inaspettato ma di tanto desiderato. Dopo la pioggia le strade sembrano lastre d'acciaio dai mille scintillii. Ecco, gli stessi scintillii volli osservare una volta ma non provenivano da una pozza d'acqua. Accadde tutto così rapidamente, come un gioco di specchi me li ritrovai riflessi dentro i miei. Gemme rare di terre a noi ignote. Avrei potuto volgere lo sguardo altrove ma come si migra lo sguardo da un fiore se intorno vi è il deserto. Hai mai sentito quella sensazione che oscilla tra il timore e la speranza? Temo e spero di rivedere quegli occhi. Ancora una volta.
    Vincenzo Cerrato
    Composto giovedì 9 novembre 2017
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      Scritto da: Vincenzo Cerrato
      M'allontanai come foglia d'autunno s'allontana dal tralcio. Ruppi qualsivoglia legame, recisi il nodo era tempo di andare. Il sole era diventato rosso, d'un rosso bacio, di quelli passionali che si scambiano gli amanti sotto lo sguardo vigile della luna. Fu così, che abbracciato da un sospiro d'aria diventai libero. Restai a volteggiare nell'etere non so per quanto, come in una danza antica, quasi tribale, tra turbinii di mille facce, fino a quando la stessa m'adagiò sulla terra umida. Restai a terra ma ero morto, stavo diventando un albero.
      Vincenzo Cerrato
      Composto domenica 9 ottobre 2016
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        Scritto da: Vincenzo Cerrato
        A proposito dell'amore, io credo che sia tutta una gran puttanata. Tanto da renderci dei grandi bugiardi. Tutti quanti. Nessuno escluso. Per intenderci, avete mai notato le innumerevoli volte che pronunciamo la parola "ti amo"? Tante. Troppe volte. Non mi riferisco ai "ti amo" detti ad una persona ma a quante persone l'abbiamo detto. Insomma se si ama qualcuno, lo si ama per sempre, questa dovrebbe essere la regola, no? E invece, non appena l'altra si allontana, si stacca dal nostro stretto giro, la dimentichiamo. E quell'amore che si professava dov'è? Dove è andato? Sparito. Allora se è così è tutta una finzione. Tutto un gioco. Un gioco inutile. Che non serve a nessuno. Se è vero che si può amare chiunque decida di entrare nella nostra vita ditemi, gli altri, gli altri "amori" che fine fanno?
        Vincenzo Cerrato
        Composto giovedì 21 settembre 2017
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          Scritto da: Vincenzo Cerrato
          Dicono che soffro perché mi mancano i gesti, mi mancano tutte quelle cose che si faceva insieme, le nostre infinite conversazioni. Lo starti accanto, l'accarezzarti i capelli, gli sguardi, gli abbracci. Insomma dicono che ciò che mi fa soffrire sono le abitudini, tutta quella routine che si era creata, lo stare insieme, il venirti a prendere, i messaggi, i baci. Come se poi il mio amore fosse un'abitudine, io non ti amavo per abitudine o per consuetudine io ti amavo perché lo sentivo, ogni giorno di più. "Certe cose le si deve sentire" dicevi. Beh, io sentivo che ti amavo. Non ti amavo per abitudine ma per sentimento. E ci sto male. Soffro, perché mi hai mostrato un qualcosa che nel mio mondo non c'era. Soffro ma non me ne vergogno, come potrei vergognarmi d'una cosa così tanto pura. Soffro non per la solitudine ma perché non ti ho più. Passerà. Ti dimenticherò, dicono, ma io non voglio che passi, non voglio dimenticarti, io voglio soffrire, perché questo mio star male, in parte, mi fa star bene perché so che è causato da te. E ti voglio bene. 10 su 10,100 su 100,1000 su 1000. Ma non importa. Avresti scelto sempre me, dicevi. Che tra i due l'insicuro ero io, tu eri sicura, eri certa della scelta. Che difficilmente ti sbagliavi. Mi chiedevi di come avremmo affrontato l'inverno. Che un divano e la coperta era il modo migliore per poterlo superare. Ed io lo avrei affrontato e non mi importava se guardavamo quegli stupidi reality o i cartoni, se mi avresti fatto disperare perché ti saresti presa tutta la coperta o ti saresti addormentata. Non mi importava il come, il dove, il perché, l'importate è che stessi con me. Dicevi che... Che... tante cose ma non erano così.
          "Sono una persona egoista" così ti sei giustificata. Che tutto deve ruotare intorno a te. Che devi essere sempre al centro, di tutto. Io non ti avevo posto al centro ma di fianco a me, perché in quel cielo d'amore tu eri il sole ma anch'io ero una stella.
          Fuori è settembre. Inizia il tuo capodanno. Per te aria di cambiamento. Hai deciso di iniziarlo cambiando, partendo me.
          Vincenzo Cerrato
          Composto venerdì 1 settembre 2017
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            Scritto da: Vincenzo Cerrato
            Che poi io non posso proteggerti. Proteggerti dai miei malumori, dai miei stati di follia, dai miei incomprensibili attacchi di solitudine. Non posso proteggerti dalle mie assenze tanto meno dalle presenze. Dagli sguardi che t'innervosiscono o dai miei assordanti silenzi. Non posso proteggerti dai "no" dai "fai tu!" Dai "come vuoi." Dalle tue lacrime o dai miei mancati sorrisi. Non posso proteggerti dai vaffanculo o dai chissenefrega. Dai lenti abbracci o dai digiuni baci. Non posso proteggerti. Però tu, puoi proteggere me. Da me stesso.
            Vincenzo Cerrato
            Composto venerdì 13 gennaio 2017
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              Scritto da: Vincenzo Cerrato
              Ci sono delle tracce impercettibili in ciò che ci circonda, in ciò che si incontra. Tracce al pari di granelli di sabbia tra le fibre d'un abito. Non invisibili ma celate. Li chiamano dettagli. Spesso vengono trascurati, ignorati o semplicemente sottovalutati. Io credo che essi siano la vera sostanza delle cose, la vera essenza di ciò che ci si propone d'avanti agli occhi. Credo che essi siano indispensabili. Ecco la ragione per la quale sono alla continua ricerca di piccolezze, in ogni cosa, in ogni luogo, in ogni persona. Anche la più piccola minuzia nasconde in se un mondo. Mondo in attesa che qualcuno lo viva. Potrà risultare stupido non prestare attenzione al tramonto ma bensì alle onde che si rifuggono all'interno delle orme sulla spiaggia, sarà da stupidi volgere lo sguardo da una luna alle stelle, risulterà stupido non osservare un sorriso ma all'inarcarsi delle ciglia, sembrerò stupido ma in un quadro d'un paesaggio meraviglioso io osserverò l'omino sul fondo di fianco al fienile, a destra.
              Vincenzo Cerrato
              Composto venerdì 18 novembre 2016
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                Scritto da: Vincenzo Cerrato
                Avrei voluto scriverti una lettera. Avrei voluto ma non l'ho fatto. Non per mancanza di coraggio. Ma per mancanza di dialogo. Sai, oggigiorno, alle parole non viene dato alcun valore. Si crede che basti sentirle per capire ciò che si vuole dire o comunicare. Ma non è così. Non è così perché ogni parola ha un suo peso, una sua emozione, un suo messaggio. Non so se ti è capitato qualche volta di non soffermarti alla semplice terminologia ma di iniziare un vero e proprio amplesso, sentirle addosso come mani che ti afferrano graffiandoti le carni... sì lo so, sono strano, forse la colpa è di tutte quelle maledettissime poesie che continuo a leggere, che mi illudono a credere che al mondo sia possibile vivere come loro dicono, vivere come loro recitano. Credere che alla fine di tutto la nostra esistenza non è basata sul semplice "esserci stati". Ma non è così. La vita non è una poesia, le parole sono parole e io sono uno stupido. Non fa nulla. Ogni sera sazierò l'anima con una poesia. Ogni sera essa mi parlerà di qualcosa che non avverrà e io le dirò qualcosa che non esisterà. Ogni sera farò l'amore con le parole. Avrei voluto scriverti una lettera. Avrei voluto ma non l'ho fatto. Non so neanche se capirai il mio "ciao!"
                Vincenzo Cerrato
                Composto sabato 26 novembre 2016
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                  Scritto da: Vincenzo Cerrato
                  Certo. Potremmo incrociarci, quattro parole di circostanza, magari prendere un caffè, frequentarci, la sera con la luna sullo sfondo si avrà vergogna dei nostri sguardi e ridendo ci porterebbe scappare un bacio. Forse ci fidanzeremo, potremmo andare a mangiare un gelato, ne prenderesti uno grande, 3 gusti, lo mangeresti dolcemente sporcandoti il naso di panna, sorriderei tu mi daresti dello scemo io direi che sei bella. Chissà, ci sposeremo, compreremo casa, tu avrai l'armadio per le scarpe, io avrò la mensola in bagno con i tuoi profumi, avremo dei figli, cresceranno e arriveranno i nipoti. Diventeremo vecchi, d'inverno mentre tagli le verdure, con le spalle rivolte verso me, t'abbraccerei.
                  Oggi alle 5 vado al supermercato, cassa 8. Ti aspetto là!
                  Vincenzo Cerrato
                  Composto martedì 18 ottobre 2016
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